Il tribunale di Ferrara ha disposto il pignoramento dello stipendio del vicesindaco Nicola Lodi, detto Naomo. Dal provvedimento, datato 17 luglio 2020 e firmato dal giudice Leonarda D’Alonzo, si evince che l’esponente della Lega ha accumulato debiti negli anni per oltre 70mila euro. Prima delle elezioni comunali del giugno 2019, Lodi faceva il barbiere e nell’ultima dichiarazione dei redditi, resa pubblica come prevede la legge per gli incarichi amministrativi, erano stati denunciati 7.888 euro. Lodi non possiede fabbricati (è assegnatario di una casa popolare) né automobili, mentre risulta titolare al 98% della società Stile Uomo Snc, di cui è amministratore, attualmente inattiva.

Ora il giudice dell’esecuzione, non avendo Lodi praticamente nulla di intestato alla sua persona, agisce presso l’unica fonte in grado di soddisfare i creditori: il municipio estense, che ogni mese versa al numero due della giunta di Alan Fabbri una indennità di 3.227,46 euro netti. Questa somma, però, si viene a sapere da una informativa del settore Risorse umane del Comune di Ferrara inviata al tribunale, è già stata decurtata. L’importo netto mensile che spetta a Lodi dallo scorso febbraio si è ridotto a 2.766,26. Questo in seguito a un atto di pignoramento presso terzi dell’Agenzia delle Entrate. Il vicesindaco deve all’ente di riscossione 49.229,06 euro. Così ogni mese la sua busta paga viene decurtata di 461,20 euro.

Oltre all’Agenzia delle Entrate ci sono due privati, che a loro volta hanno fatto istanza di pignoramento. Si tratta di un avvocato che difese anni fa Naomo in un processo penale a suo carico per fatti avvenuti in provincia di Pordenone nel 2011, a Sacile (al termine del processo Lodi venne assolto dall’accusa di detenzione e fabbricazione di oggetti e contrassegni in uso a corpi di Polizia). L’avvocato non si è mai visto pagare il suo onorario ed è stato costretto a ricorrere alle vie legali per ottenere una somma di oltre 7.000 euro. Viene poi una donna residente a Ferrara, alla quale Lodi deve la cifra di oltre 13mila euro.

Lo scorso febbraio l’ufficiale giudiziario aveva avvertito il vicesindaco che avrebbe potuto evitare la procedura di espropriazione forzata depositando un sesto dell’importo dovuto. Così non è andata e gli uffici del municipio si sono visti recapitare l’atto di pignoramento, l’intimazione di non disporre delle somme relative allo stipendio del vicesindaco senza ordine del giudice e l’avvertimento che è sottoposto agli obblighi del custode. Ora il giudice ha disposto il quantum cui avranno diritto i creditori da qui in avanti, fino all’estinzione dei debiti. Oltre al settimo dell’indennità mensile che spetta già all’Agenzia delle Entrate, il suo ex legale avrà diritto al 20% dello stipendio netto e del Tfr eventualmente spettante al debitore per il tempo necessario a coprire la somma di 1336 euro per compensi di esecuzione, oltre agli accessori, spese generali, altri 221,35 euro per anticipazioni e spese varie. Sempre a favore dell’avvocato verrà detratto il 10% per permettergli di recuperare il suo onorario, fissato in 7.005,31 euro, oltre agli interessi. Anche al secondo privato spetterà la trattenuta del 10%, sino a concorrenza del credito di 13.544,89 euro, oltre a interessi, spese di esecuzione per 1.000 euro, accessori e spese generali.

“Non ho nulla da nascondere – è la replica che Lodi affida alla sua pagina Facebook – sto facendo il mio dovere di cittadino e di contribuente. Sto pagando con il mio stipendio debiti del passato e ne vado orgoglioso. Come può capitare a chiunque mi sono trovato in difficoltà in alcuni periodi della mia vita, ma non me ne vergogno di certo”.

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