I dolori muscolari già dal 12 di luglio, la febbre due giorni dopo: ma nonostante i sintomi del coronavirus – a cui è poi risultato positivo – è andato a lavorare fino al 16 in una struttura balneare di Ostia, sul litorale romano. La Asl Roma 3 ha disposto la chiusura dello stabilimento e ora sta lavorando per rintracciare – e testare – tutti i suoi contatti. L’uomo, originario del Bangladesh, si trova in isolamento all’ospedale Spallanzani. “Il caso indice – comunica l’Unità di Crisi Covid-19 della Regione Lazio – sembra essere un suo coinquilino, connazionale, andato a Milano. Avviate le procedure del contact tracing nazionale”

L’uomo sarebbe impiegato nel bar-ristorante della struttura e lavora in cucina. Non avrebbe quindi contatti con i clienti. Ma la paura si è diffusa sul litorale romano, specialmente dopo i casi simili che si sono verificati qualche tempo fa anche in due locali di Fiumicino. La Comunità bengalese è da tempo “sorvegliata speciale” a Roma e nel Lazio. Numerosi i casi di contagi di importazione, che hanno portato allo stop dei voli da quel Paese. La Regione Lazio ha disposto tamponi a tappeto: finora ne sono stati fatti oltre seimila.

L’Assessore laziale alla Sanità, Alessio D’Amato, parla di “circostanza grave” per il mancato rispetto dell’isolamento volontario, necessario per chi abbia la febbre o altri sintomi. “Chiediamo la massima responsabilità – aggiunge – Con i sintomi si deve rimanere a casa e contattare un medico. Non è possibile che si vada in giro o al lavoro. Comprendo le esigenze lavorative e di proseguire nelle proprie attività, ma il rischio è troppo elevato per la collettività“.

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