Cultura

Eppur si muove, la Cultura. Dopo tanto lockdown il primo grande concerto del maestro Riccardo Muti al Parco Archeologico di Paestum

Magia pura per ricordare le brutalità commesse in Siria

di Januaria Piromallo

Fortemente significativo il doppio messaggio. La scelta di fare un concerto al Sud, così fortemente penalizzato dalla pandemia Covid è stata di Riccardo Muti, napoletano e veracemente attaccato alle sue origine. Un omaggio alla sua terra. Memorabile quando il maestro recita l’incipit di “A luna nova” di Salvatore Di Giacomo. E dal tramonto infuocato che si infila attraverso le ciclopiche colonne doriche del Tempio di Apollo si passa alla luna piena che fa capolino fra i centenari e monumentali pini marittimi.

Davanti a tanta bellezza il maestro dirige L’Eroica di Beethoven per “Le Vie dell’Amicizia”, un ponte di fratellanza attraverso arte e cultura. Perché la musica è il solo linguaggio universale che non può essere frainteso e serve per ritrovare la speranza in un futuro migliore. Evento co-prodotto dalla Scabec e dalla Regione Campania. Il cammino de Le Vie dell’Amicizia, creatura del Festival di Ravenna di cui Muti è il fondatore e Antonio De Rosa sovrintendente, cominciò nel 1997 in una Sarajevo martoriata dalle bombe. Per poi proseguire in città “ferite”: New York dopo Ground Zero, Beirut, Gerusalemme…

Il concerto 2020 è dedicato alla memoria di Hevrin Khalaf, curda massacrata e lapidata, simbolo di tutte le donne vittime di violenza e di Khaled Al Assad, direttore del sito archeologico di Palmira in Siria, in gemellaggio con Paestum voluto da Gabriel Zuchtriegel, direttore del museo archeologico di Paestum. L’archeologo siriano 82 anni, 11 figli, per oltre 50 anni custode delle antichità, è stato decapitato davanti alla folla per avere difeso monumenti carichi di storia fino all’estremo sacrificio. Non vengono nominati dal Maestro gli autori di questi ignobili massacri. Ma tutti sanno verso chi bisogna puntare l’indice accusatorio: gruppi estremisti jihadista.

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