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Coronavirus, dal 10 luglio in Lombardia riaprono discoteche e sale da ballo all’aperto. Ok anche al calcetto (ma dipende dai contagi)

Nuova ordinanza del presidente della Regione Attilio Fontana in vigore dal 1 luglio: possono ripartire anche i tirocini in presenza, laddove non siano presenti restrizioni all’esercizio dell’attività. Eventi e competizioni sportive dovranno essere svolti all’aperto e senza la presenza di pubblico. Ripartiranno anche gli sport di contatto se la situazione epidemiologica lo consentirà
Coronavirus, dal 10 luglio in Lombardia riaprono discoteche e sale da ballo all’aperto. Ok anche al calcetto (ma dipende dai contagi)
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La Lombardia riapre discoteche e sale da ballo. A partire dal 10 luglio si torna in pista, ma sempre e solo all’aperto, come previsto della normativa nazionale. Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, ha firmato una nuova ordinanza che entrerà in vigore dal 1 luglio e prevede, a partire dal 10, la ripartenza anche degli sport da contatto. Per il via libera al classico calcetto e agli altri sport di contatto servirà però che Regioni e Province autonome, d’intesa con il ministero della Salute e quello dello Sport, abbiano preventivamente accertato la compatibilità delle attività con l’andamento della situazione epidemiologica. Dal primo giorno di luglio, invece, in Lombardia potranno riprendere anche congressi e manifestazioni fieristiche.

Il nuovo provvedimento firmato dal governatore Fontana dà il via anche ai tirocini, che potranno essere di nuovo svolti in presenza, ma solo nei luoghi di lavoro dove non sono presenti restrizioni all’esercizio dell’attività. Fontana dice “sì” anche a eventi e competizioni sportive che dovranno essere svolte esclusivamente all’aperto e senza la presenza di pubblico.

Restano in vigore le prescrizioni già previste per i datori di lavoro dai precedenti provvedimenti: fino al 14 luglio sarà obbligatorio indossare all’aperto la mascherina, tranne nel caso di intense attività motorie o sportive. Inoltre, i datori di lavoro hanno l’obbligo di misurare la febbre sui luoghi di lavoro e di comunicare tempestivamente i casi sospetti all’Agenzia di tutela della salute (Ats) di riferimento.

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