Cassa integrazione avanti fino a dicembre, così come lo stop ai licenziamenti. Una prospettiva che comincia a creare divisioni nella maggioranza. Crepe che il governo punta a sanare subito seguendo la strada della decontribuzione. L’idea, proposta qualche giorno fa dal premier Giuseppe Conte al presidente dell’Inps Pasquale Tridico, si è già trasformata in “una ipotesi concreta“, per usare le parole del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. In pratica, disincentivare le aziende all’utilizzo della cig alleggerendo gli oneri fiscali che gravano sul costo del lavoro per chi decide di non fare ricorso all’ammortizzatore. La cassa verrebbe prolungata fino a dicembre, ma nel frattempo la decontribuzione dovrebbe scoraggiarne il ricorso: su questo doppio binario il premier Conte spera di trovare una sintesi tra le diverse posizioni. Riassunte oggi dallo scontro interno al Pd: il senatore Tommaso Nannicini ha parlato di “bomba sociale” pronta a esplodere a gennaio in caso di proroga della cig. Ha trovato subito sponda in Matteo Renzi (che spinge invece per la decontribuzione) ma raccolto le critiche dal responsabile democratico del Lavoro, Marco Miccoli.

La doppia strada a cui lavora il governo è stata presentata da Gualtieri: “Dovremo prolungare blocco dei licenziamenti e cassa integrazione” e “renderli gradualmente più selettivi per sostenere integralmente i settori più in difficoltà e fornire gli incentivi giusti per ripartire”, ha spiegato il ministro ospite di In onda su La7, aggiungendo che ancora una decisione non è stata presa e che domani il governo avrà “un incontro importante” anche su questi temi. Allo stesso tempo, ha proseguito, “l’uscita dalla cassa integrazione con la decontribuzione è una ipotesi concreta”. “Potrebbe accompagnarsi alla decontribuzione sulle nuove assunzioni a tempo indeterminato“, ha poi annunciato Gualtieri, “può accompagnarsi alla proroga della sospensione dell’obbligo della causale” per i rinnovi dei contratti a termine, prevista dal decreto Dignità. La sospensione è in vigore fino al 31 agosto, potrebbe arriva al 31 dicembre. È questo il “mix di misure”, ha concluso il ministro, che il governo sta cercando di mettere a punto.

Lo scontro sulla cassa integrazione
“Chi vuole cassa integrazione a pioggia e stop ai licenziamenti fino a dicembre accende la miccia di una bomba sociale che esploderà a gennaio. Finiremo i soldi, ritarderemo le soluzioni e lasceremo per strada giovani, precari e autonomi”, è il commento arrivato oggi da Nannicini. Il senatore Pd ha aggiunto: “Serve un salario di formazione per chi perde il lavoro, investimenti in politiche attive, taglio del costo del lavoro stabile. Dignità del lavoro contro assistenzialismo è il derby decisivo in vista dell’autunno”. Parole che suonano come uno dei mantra ripetuti da Matteo Renzi. Il leader di Italia Viva infatti apprezza: “La penso esattamente come Tommaso Nannicini”, scrive su Twitter.

Chi invece non approva è un compagno di partito di Nannicini: “La cassa integrazione fino a dicembre con il relativo blocco dei licenziamenti serve perché, come ci dicono i dati, occorrono ancora mesi per riprendere i normali ritmi di produzione, così come serve ancora tempo per la ripresa dei consumi. Dire, come dicono Renzi ed altri, che facendo così ci ritroveremo una bomba sociale a gennaio è sbagliato e addirittura illogico. La bomba sociale esploderebbe ora se interrompessimo di colpo le misure di sostegno al reddito”, replica Miccoli, che del Pd è proprio responsabile Lavoro. “Degli slogan e delle proposte stravaganti ora non ne abbiamo proprio alcun bisogno”, conclude lo stesso Miccoli.

La via per scoraggiare il ricorso agli ammortizzatori
Conte spera di ricucire lo strappo portando avanti la doppia strada: quindi prolungare la cassa integrazione ma disincentivare le aziende al suo utilizzo alleggerendo gli oneri fiscali. E producendo così risparmi sul fronte degli ammortizzatori sociali, ma anche la possibilità per i lavoratori di restare in attività a stipendio pieno e senza sforbiciate. Se non ricorri alla cassa integrazione, in sintesi, le risorse non spese puoi spostarle sulla defiscalizzazione del costo del lavoro, usufruendone. Si tratta della proposta illustrata dal premier mercoledì scorso al numero 1 dell’Inps Tridico. L’elemento di novità è che il premier intende introdurre questa opzione di decontribuzione – alla quale lavora insieme alla ministra Nunzia Catalfo – prima possibile, già a luglio. Potrebbe servire a sanare le divisioni in maggioranza, ma nel frattempo i sindacati si sono già dichiarati contrari: “Il rischio è che si prendano gli sgravi contributivi e licenzino i lavoratori”.

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