Nonostante fossero stati rinviati a giudizio per corruzione e truffa, continuavano a “operare” sempre nello stesso modo: appalti in cambio di assunzioni a persone loro vicine mentre intascavano incentivi per lavori inesistenti, o perlomeno ci provavano. È quanto emerge dall’ultima operazione della Dia di Messina sul Consorzio autostrade siciliane che gestisce in concessione alcune tratte come la Messina-Palermo e la Messina-Catania.

L’appalto per i lavori sull’autostrada, per esempio, che da Messina porta a Palermo era stato vinto da una ditta nonostante l’offerta fosse “anormalmente bassa”, in quella ditta erano impiegati parenti dei funzionari del Cas, responsabili dei lavori. L’operazione della Dia di Messina, chiamata “Fuori dal tunnel”, coordinata dalla procura guidata da Maurizio De Lucia, ha svelato il sistema di corruzione sugli appalti per i lavori autostradali fino al 2018, a questa data risale, infatti, l’ultimo episodio. Solo l’ultima di una serie di indagini che hanno messo a nudo un sistema di corruzione che ha visto coinvolti negli anni diversi funzionari del Consorzio siciliano, tra cui gli indagati di oggi.

In questo caso risultano coinvolti due funzionari del Cas, uno dei quali ricopre anche la carica di consigliere comunale di Castelbuono, paesino collinare in provincia di Palermo, e un imprenditore milanese, ma ci sono altri 5 imprenditori indagati. Per i primi tre sono scattate misure cautelari.

Il primo si chiama Angelo Puccia, 60enne, ingegnere e funzionario, da oggi agli arresti domiciliari, anche consigliere comunale a Castelbuono, già rinviato a giudizio per l’operazione Tekno del 2014 che svelò un sistema di scambio di favori per tra imprenditori e funzionari e per Tekno incentivi, operazione del 2017 che portò alla luce come alcuni funzionari del Cas si auto aggiudicassero incentivi straordinari per progetti mai eseguiti. Sospeso dai pubblici uffici Alfonso Schepisi, 68 anni, funzionario del Cas, anche lui rinviato a giudizio per Tekno incentivi. Divieto temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione per l’imprenditore Fabrizio Notari, 62 anni, rappresentante legale della Notari Luigi S.p.A. Mentre nel registro degli indagati sonos tati iscritti altri 5 impenditori.

Sono ritenuti responsabili a vario titolo di corruzione, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atto pubblico in concorso, turbativa d’asta, tentata truffa aggravata in concorso, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione. I due funzionari del Cas risultano direttore dei lavori o rup dei lavori al vaglio degli investigatori. Dalle indagine emerge il ruolo primario del Puccia, come mente pensante del sistema di scambio di favori con gli imprenditori.

Sotto l’occhio di ingrandimento della Dia i “lavori di messa in sicurezza” delle gallerie “Tindari” e “Capo d’Orlando”, entrambe nella tratta autostradale A-20 Messina-Palermo. Entrambe erano state sequestrate nel 2011 dalla procura di Patti per mancanza di manutenzione dopo una serie di incidenti mortali avvenuti in quei tratti di autostrada tra il 2006 e il 2011. Erano state riaperte dopo sette anni. Ora sotto la lente ci sono lavori per un importo complessivo a base d’asta, di circa 25 milioni di euro, aggiudicati nel 2015 all’Ati Luigi Notari S.p.a. – Costruzioni Bruno Teodoro Spa, nonostante l’offerta fosse stata considerata dalla commissione di gara “anormalmente bassa”. Sia Puccia che Schepisi, secondo gli inquirenti, hanno attestato che l’offerta dell’Ati Notari-Bruno, fosse invece “attendibile ed affidabile” e che le “giustificazioni documentate fossero “sufficienti ad escludere l’incongruità dell’offerta. In quella ditta, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, erano stati assunte persone vicine ai due funzionari.

Nelle indagini sono emerse anche irregolarità sulla realizzazione di un importante sistema di sicurezza delle gallerie, ritenuto dalla normativa vigente indispensabile per garantire l’incolumità degli utenti. In un caso Schepisi con l’avallo del Puccia, avrebbe predisposto la documentazione finalizzata a percepire indebitamente gli incentivi previsti dal Consorzio per i progettisti, pari a 47mila euro, non conseguendoli solo per un problema tecnico all’ufficio ragioneria. In questo caso i due provavano ad ottenere incentivi per progetti realizzati da professionisti dello studio di ingegneria della moglie di Schepisi. Episodi altrettanto emblematici e tali da pregiudicare in modo grave la sicurezza dell’autostrada, si registravano, in tempi più recenti, nell’ambito dei lavori “di ripristino” dell’asfalto drenante” del viadotto Calamo, sulla A 20.

“Episodi altrettanto emblematici e tali da pregiudicare in modo grave la sicurezza dell’autostrada si registravano, in tempi più recenti, nell’ambito dei lavori di ripristino dell’asfalto drenante del viadotto Calamo, sito lungo la suddetta A/20 – scrive il gip – Sono state rilevate, infine, condotte delittuose nel corso dei lavori finalizzati alla riapertura della galleria Sant’Alessio, sita lungo l’autostrada A/18 Messina-Catania, opera in cui Puccia espletava ancora il ruolo di direttore dei lavori”.

Gli investigatori hanno accertato anche irregolarità su lavori finalizzati alla riapertura della galleria Sant’Alessio, lungo l’autostrada A 18 tra Messina e Catania. In questo caso, Puccia, direttore dei lavori, sfruttava, in maniera insistente, il proprio ruolo per “propiziare…l’assunzione di un suo uomo di fiducia” presso i cantieri del subappaltatore. “Quale Direttore dei lavori – continua il giudice – concordava con il rappresentante dell’impresa appaltatrice catanese di attestare, come avvenuto nel giugno 2018, l’espletamento del sopralluogo finalizzato alla redazione del certificato di ‘regolare esecuzione’ dei citati lavori. Verifica essenziale che, in realtà, non è mai stata eseguita. Emergeva infatti con disarmante chiarezza che le due parti, nella circostanza, non si erano mai incontrate”.

L’operazione ha portato il viceministro dei Trasporti, Giancarlo Cancelleri, a intervenire ricordando che il ministero “non ha competenza su quelle strade, ma ha la responsabilità di controllare cosa fa il concessionario con i beni dello Stato”. Il Consorzio, dice, “vanta quasi 800 non conformità, cioè infrange 800 volte codice stradale, di sicurezza stradale e non assicura assistenza, insomma una bomba ad orologeria pronta ad esplodere”. Per questo, insiste Cancelleri, è “arrivato il momento di avviare un’operazione verità e prendere in serio esame la revoca della concessione”, perché “i cittadini hanno il diritto di percorrere strade sicure e lo Stato ha il dovere di non permettere a nessuno di lucrare impunemente sui beni dello Stato e del popolo”.

È “l’ennesima operazione”, attacca il viceministro, “che mette a nudo, come nel caso dei Benetton, come i concessionari tarocchino i report sulla sicurezza e gli interventi per la manutenzione, insomma stesso copione diverso soggetto, ma la storia non cambia: gente che si approfitta dei beni dello Stato mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini”.

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