È durato due mesi e mezzo il divieto per i fedeli italiani di andare a messa. Un tempo nel quale è stata compresa anche la Settimana Santa che è stato un evento assolutamente inedito nella storia della Penisola dovuto al lockdown deciso dal governo per arginare i contagi di coronavirus. Dal 18 maggio, grazie a un sofferto accordo tra l’esecutivo e la Cei, non privo di momenti di forte tensione, i fedeli potranno tornare di nuovo a messa, ma rispettando norme piuttosto ferree, mentre i funerali sono già ripresi.

Finiscono le dirette della messa mattutina da Casa Santa Marta – Una decisione benedetta anche da Papa Francesco. All’inizio del lockdown Bergoglio aveva eccezionalmente deciso di far trasmettere in diretta ogni mattina, alle 7, la messa che celebra nella cappella della sua residenza, Casa Santa Marta. Dall’inizio del pontificato il Papa non aveva mai autorizzato la diretta della sua celebrazione perché la considerava un evento privato. L’impossibilità per i fedeli di partecipare alle messe ha convinto Bergoglio a dare finalmente il via libera alla trasmissione che, di giorno in giorno, è diventato un appuntamento televisivo molto seguito sia su Raiuno che su Tv2000, rilanciato dai siti di informazione e dai tg. Ma con la ripresa delle messe coi fedeli Francesco ha deciso di non far più trasmettere la sua celebrazione. L’ultima sarà proprio il 18 maggio, giorno in cui ricorrono i cento anni dalla nascita di San Giovanni Paolo II. Il Papa la celebrerà non come consuetudine nella cappella di Casa Santa Marta, bensì sulla tomba di Wojtyla nella Basilica Vaticana. “Lo stesso giorno – ha spiegato il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni – riprenderà in Italia, ed è già ripresa in molte parti del mondo, la celebrazione della messa con concorso di fedeli. Per questo motivo, dal giorno successivo, 19 maggio, cesserà la trasmissione in diretta delle messe mattutine da Casa Santa Marta. Come ha avuto modo di affermare nei giorni scorsi, il Papa auspica che il popolo di Dio possa così tornare alla familiarità comunitaria con il Signore nei sacramenti, partecipando alla liturgia domenicale, e riprendendo, anche nelle chiese, la frequentazione quotidiana del Signore e della sua parola”.

Ritorno alla messa da lunedì 18: le norme da seguire – Per il ritorno dei fedeli a messa si è scelta una soluzione abbastanza soft preferendo riaprire le porte delle chiese in un giorno feriale, di lunedì, quando le celebrazioni sono molto meno affollate rispetto alla domenica. Un modo, sia per i parroci che per le persone, per testare tutte le norme imposte dal governo, e in particolare dal Comitato tecnico scientifico. Le regole, infatti, sono tante e abbastanza rigide: dalla sanificazione delle chiese, al numero massimo dei partecipanti; dall’obbligo di mantenere sempre la distanza di sicurezza, all’uso della mascherina; fino al divieto di accesso per coloro che hanno sintomi influenziali, una temperatura corporea uguale o superiore ai 37,5 gradi o sono stati in contatto con persone positive al coronavirus nei giorni precedenti.

Per le celebrazioni che si svolgeranno al chiuso il numero massimo di presenze è di duecento persone. Mille se, invece, la messa si tiene all’aperto. Secondo quanto prevede il protocollo firmato dal governo e dalla Cei “l’accesso individuale ai luoghi di culto si deve svolgere in modo da evitare ogni assembramento sia nell’edificio sia nei luoghi annessi, come per esempio le sacrestie e il sagrato. Nel rispetto della normativa sul distanziamento tra le persone, il legale rappresentante dell’ente individua la capienza massima dell’edificio di culto, tenendo conto della distanza minima di sicurezza, che deve essere pari ad almeno un metro laterale e frontale. L’accesso alla chiesa, in questa fase di transizione, resta contingentato e regolato da volontari e/o collaboratori che, indossando adeguati dispositivi di protezione individuale, guanti monouso e un evidente segno di riconoscimento, favoriscono l’accesso e l’uscita e vigilano sul numero massimo di presenze consentite. Laddove la partecipazione attesa dei fedeli superi significativamente il numero massimo di presenze consentite, si consideri l’ipotesi di incrementare il numero delle celebrazioni liturgiche”.

Il protocollo stabilisce, inoltre, che “per favorire un accesso ordinato, durante il quale andrà rispettata la distanza di sicurezza pari almeno 1,5 metri, si utilizzino, ove presenti, più ingressi, eventualmente distinguendo quelli riservati all’entrata da quelli riservati all’uscita. Durante l’entrata e l’uscita dei fedeli le porte rimangano aperte per favorire un flusso più sicuro ed evitare che porte e maniglie siano toccate. Coloro che accedono ai luoghi di culto per le celebrazioni liturgiche sono tenuti a indossare mascherine. Venga ricordato ai fedeli che non è consentito accedere al luogo della celebrazione in caso di sintomi influenzali/respiratori o in presenza di temperatura corporea pari o superiore ai 37,5° C. Venga altresì ricordato ai fedeli che non è consentito l’accesso al luogo della celebrazione a coloro che sono stati in contatto con persone positive a SARS-CoV2 nei giorni precedenti. Si favorisca, per quanto possibile, l’accesso delle persone diversamente abili, prevedendo luoghi appositi per la loro partecipazione alle celebrazioni nel rispetto della normativa vigente. Agli ingressi dei luoghi di culto siano resi disponibili liquidi igienizzanti”.

La sanificazione – Questo è un altro aspetto molto importante. “I luoghi di culto, ivi comprese le sagrestie, siano igienizzati regolarmente al termine di ogni celebrazione, mediante pulizia delle superfici con idonei detergenti ad azione antisettica. Si abbia, inoltre, cura di favorire il ricambio dell’aria. Al termine di ogni celebrazione, i vasi sacri, le ampolline e altri oggetti utilizzati, così come gli stessi microfoni, vengano accuratamente disinfettati. Si continui a mantenere vuote le acquasantiere della chiesa”.

Il protocollo indica anche alcune regole da osservare nelle celebrazioni liturgiche. “Per favorire il rispetto delle norme di distanziamento è necessario ridurre al minimo la presenza di concelebranti e ministri, che sono comunque tenuti al rispetto della distanza prevista anche in presbiterio. Può essere prevista la presenza di un organista, ma in questa fase si ometta il coro. Tra i riti preparatori alla comunione si continui a omettere lo scambio del segno della pace. La distribuzione della comunione avvenga dopo che il celebrante e l’eventuale ministro straordinario avranno curato l’igiene delle loro mani e indossato guanti monouso; gli stessi, indossando la mascherina, avendo massima attenzione a coprirsi naso e bocca e mantenendo un’adeguata distanza di sicurezza, abbiano cura di offrire l’ostia senza venire a contatto con le mani dei fedeli. I fedeli assicurino il rispetto della distanza sanitaria”.

Inoltre, il protocollo stabilisce che “per ragioni igienico-sanitarie, non è opportuno che nei luoghi destinati ai fedeli siano presenti sussidi per i canti o di altro tipo. Le eventuali offerte non siano raccolte durante la celebrazione, ma attraverso appositi contenitori, che possono essere collocati agli ingressi o in altro luogo ritenuto idoneo. Il richiamo al pieno rispetto delle disposizioni sopraindicate, relative al distanziamento e all’uso di idonei dispositivi di protezione personale si applica anche nelle celebrazioni diverse da quella eucaristica o inserite in essa: battesimo, matrimonio, unzione degli infermi ed esequie”. Il protocollo prevede anche che “nelle unzioni previste nell’amministrazione dei sacramenti del battesimo e dell’unzione degli infermi, il ministro indossi, oltre alla mascherina, guanti monouso”. Infine, “il sacramento della penitenza sia amministrato in luoghi ampi e areati, che consentano a loro volta il pieno rispetto delle misure di distanziamento e la riservatezza richiesta dal sacramento stesso. Sacerdote e fedeli indossino sempre le mascherine. La celebrazione del sacramento della confermazione è rinviata”.

Twitter: @FrancescoGrana

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