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Coronavirus, la lettera di Luca Zaia ai guariti per il prelievo del sangue: “Facciamo magazzino”

"Si chiede a tutti la disponibilità per costituire questa banca del sangue, abbiamo già delle emoteche piene di sangue già raccolto, però vogliamo farlo a tappeto per essere pronti per le cure" dice il governatore
Coronavirus, la lettera di Luca Zaia ai guariti per il prelievo del sangue: “Facciamo magazzino”
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In attesa degli studi sull’efficacia della plasmaterapia, ormai sperimentata in più ospedali e regioni compreso il Veneto, il presidente Luca Zaia ha deciso di scrivere una lettera ai guariti per chiedee il prelievo del sangue. “Sui test sierologici la sperimentazione sta andando avanti, è partito uno studio multicentrico con l’azienda ospedaliera di Padova e il San Matteo di Pavia. Verrà inviata una lettera a tutti coloro che sono guariti dal Coronavirus per il prelievo del sangue”. L’intento è di creare una Banca del sangue che possa fornire sacche di plasma, naturalmente testato e “lavorato”, in caso di necessità. “Dev’essere poi fatta un’analisi – ha precisato Zaia – della qualità della risposta anticorpale, perché sotto una certa soglia il sangue non serve. Si chiede a tutti la disponibilità per costituire questa banca del sangue, abbiamo già delle emoteche piene di sangue già raccolto, però vogliamo farlo a tappeto per essere pronti per le cure. Abbiamo uno dei tre laboratori nazionali abilitati per lavorare sangue: lavorano col virus vivo e riescono a processare 10 sacche al giorno, e aumenteremo i turni. Facciamo un magazzino, perché non vogliamo trovarci a settembre che tutto funziona e manca la materia prima”, ha concluso.

Intanto anche in Toscana si pensa a una raccolta di sangue. “Abbiamo lanciato un appello a tutti i toscani appena guariti dal Covid 19, che siano o meno nostri donatori: fate il test sugli anticorpi per donare il plasma. Potrete salvare chi come voi è stato colpito dal virus” dice il presidente di Anpas Toscana, Dimitri Bettini, con il responsabile regionale per le donazioni Patrizio Ugolini. Le Pubbliche assistenze hanno raccolto a loro volta l’invito alla donazione arrivato dall’assessore regionale per il diritto alla salute, Stefania Saccardi. La Toscana ha dato il via al progetto di terapia al plasma iperimmune che verrà applicato sui casi con distress respiratorio dovuto a coronavirus. In particolare l’utilizzo precoce del plasma iperimmune, utilizzato su pazienti non ancora intubati, potrebbe avere un ruolo importante nel ridurre il rischio di trasferimento in terapia intensiva. La donazione di plasma potrebbe giungere chiedendo la collaborazione dei donatori abituali. Il volontariato ha risposto fin da subito alla mobilitazione, convocando i suoi donatori abituali, dando il via a un vero e proprio passaparola.

“Partendo dalla donazione di plasma dei guariti – ha detto ancora Dimitri Bettini – verranno altri curati altri pazienti alle prese con la stessa patologia. Con una donazione si possono curare tre pazienti. Possono donare plasma coloro che sono stati nella condizione di quarantenati confermati positivi non ospedalizzati, oppure i paucisintomatici in quarantena domiciliare. Per donare è possibile prendere contatto con il proprio servizio trasfusionale di riferimento. Per informazioni ci si può rivolgere al Centro Regionale Sangue (3316364452) oppure alla pubblica assistenza più vicina del territorio di residenza”.

In attesa dei risultati della sperimentazione sulla plasmaterapia c’è chi come il professor Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri invita alla prudenza e allo stesso tempo a essere veloci in caso di esiti positivi. “Trovo però importante non dare illusioni agli ammalati senza dare prima le soluzioni. Se gli studi dimostreranno l’efficacia della tecnica ci si dovrà organizzare per renderla disponibile a tutti coloro che ne possono beneficiare. E questo si può fare attraverso il piano nazionale sangue. Abbiamo infatti un Centro nazionale sangue con un direttore bravissimo che sarà in grado di organizzare una raccolta del plasma dalle persone guarite. È un gesto molto bello perché ne troviamo tantissimi disposti a compierlo. E poi va garantita la diffusione in tutti gli ospedali. Perché sarebbe brutto se un paziente si sentisse rispondere ‘noi qui la terapia con il plasma non la facciamo’. Che questa cosa non funzioni solo nei posti dove si è fatto lo studio”.

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