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Coronavirus, l’Istat: “Meno di 400mila nascite nel 2021 se raddoppia tasso di disoccupazione: un anticipo di 11 anni sulle previsioni”

L'impatto del Covid-19, secondo l'Istituto nazionale di statistica, si farà già sentire nel 2020 con 2mila nuovi nati in meno rispetto alle previsioni. Poi il possibile tracollo nel 2021 con 396mila nuovi nati, un dato previsto nel 2032 "nell’ipotesi più pessimistica"
Coronavirus, l’Istat: “Meno di 400mila nascite nel 2021 se raddoppia tasso di disoccupazione: un anticipo di 11 anni sulle previsioni”
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Le conseguenze del coronavirus rischiano di assestare un duro colpo anche alla natalità. Secondo le stime dell’Istat, la pandemia provocherà 2mila nuovi nati in meno rispetto alle previsioni nel 2020 e una forte contrazione nel 2021 che potrebbe portare le nascite sotto il “confine simbolico” dei 400mila nati annui che era previsto non prima del 2032.

Durante l’audizione sul Def alla Camera, l’Istituto nazionale di statistica ha spiegato che i “428mila che si erano ipotizzati per il 2020 alle condizioni pre-Covid-19, dovrebbero scendere a circa 426mila nel bilancio finale”. Per poi però “ridursi a 396mila, nel caso più sfavorevole, nel 2021″. Il superamento al ribasso del “confine simbolico” dei 400mila nati annui, “alla luce delle nuove simulazioni”, sembra “possibile qualora si realizzasse un rapido raddoppio del tasso di disoccupazione”, pur se seguito da una ripresa e da un ritorno ai valori pre-marzo 2020 nell’arco di un biennio.

Le simulazioni realizzate dall’Istat, ha spiegato il direttore del Dipartimento per la produzione statistica, Roberto Monducci, consegnano scenari che, “pur senza sottoporci trasformazioni radicali, sottolineano l’accelerazione di quel processo che i media da tempo descrivono con l’immagine di un Paese dalle culle sempre più vuote”.

Il superamento al ribasso del confine simbolico dei 400mila nati annui, originariamente nelle previsioni Istat, “sarebbe avvenuto solo nel 2032 nell’ipotesi più pessimistica”. Una eventuale accelerazione post Covid-19 del declino strutturale della natalità “rappresenterebbe un’aggravante della cui entità – sottolinea l’Istat – è certamente utile avere un ordine di grandezza” quanto meno per “poterle assegnare un adeguato grado di priorità, nelle azioni che dovranno portare, una volta fuori dall’emergenza, a un ritorno alla normalità”.

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