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Coronavirus, lo studio: “Gli italiani contagiati sono circa 2,5 milioni. Sicilia e Basilicata tasso di infezione dello 0,35%, Lombardia 13,3”

La fotografia arriva dalla ricerca condotta da Carlo Signorelli e Anna Odone, professori della Facoltà di Medicina dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in collaborazione con Thea Scognamiglio della Johns Hopkins Center for Humanitarian Health, e pubblicato su Acta Biomedica.
Coronavirus, lo studio: “Gli italiani contagiati sono circa 2,5 milioni. Sicilia e Basilicata tasso di infezione dello 0,35%, Lombardia 13,3”
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Da giorni sentiamo ripetere agli esperti che esiste un numero sommerso di infetti e che i contagiati in Italia sono quanti risultano positivi al tampone. C’è chi sosteneva che potessero essere oltre mezzo milione i cittadini entrati in contatto con il coronavirus. Uno studio statistico ci dice invece che sono 2,5 milioni di italiani contagiati da Sars Cov 2 al 7 aprile scorso.

La fotografia arriva dalla ricerca condotta da Carlo Signorelli e Anna Odone, professori della Facoltà di Medicina dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, in collaborazione con Thea Scognamiglio della Johns Hopkins Center for Humanitarian Health, e pubblicato su Acta Biomedica. “Abbiamo usato un modello statistico – spiega Signorelli all’Adnkronos Salute – Ebbene, ad essere stato contagiato al 7 aprile era il 4% della popolazione: circa 2,5 milioni di persone. Ma adesso i numeri sono aumentati: possiamo stimare a oltre il 5% gli italiani contagiati”.

Le regioni meno colpite sono la Sicilia e la Basilicata, con un tasso di infezione dello 0,35%, mentre il dato più alto riguarda la Lombardia, con il 13,3% di contagi. Il Centro-Sud ha valori più bassi: la cartina disegnata dagli esperti indica lo 0,57% nel Lazio, lo 0,53% in Campania e lo 0,73% in Puglia. Contro il 5,6% in Veneto, 6,9% in Emilia-Romagna, 4,3% in Piemonte e 11,2% in Valle d’Aosta.

Quest’analisi preliminare ha utilizzato un modello statistico e non si basa sul numero di contagi riportati dal Sistema di sorveglianza nazionale, “per evitare possibili distorsioni dovute alla diversa percentuale di persone testate in ogni regione”. Poiché il numero ufficiale di decessi è considerato una misura meno distorta, gli autori hanno aggiornato un modello che tiene conto dei decessi la cui causa non è stata diagnosticata, specialmente nella fase iniziale dell’epidemia.
Il numero di decessi è stato quindi corretto sulla base di stime già pubblicate. Mentre il tasso di letalità aggiustato per l’Europa (0,85%) è stato calcolato considerando le stime di tre recenti studi, due inglesi e uno italiano. Sulla base di questi parametri è stato ottenuto il modello che ha permesso di stimare la media dei contagi da Covid-19 in Italia.

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