Le prime proposte ci sono, alcune anche ricevuto già il via libera ufficioso del governo. Altre sono più dibattute: in particolare quella sull’uso dell’app per autocertificazione e tracciamento dei contatti, anche perché al lavoro c’è già il ministero dell’Innovazione. In ogni caso, i primi giorni di riunioni della task force di 17 esperti per la ripartenza, guidata dall’ex manager di Vodafone Vittorio Colao, hanno già prodotto le prime linee guida che saranno sottoposte al vaglio di governo e Comitato tecnico-scientifico al massimo tra una decina di giorni. La data cerchiata in rosso è quella del 25 aprile, quando mancheranno otto giorni alla scadenza dell’ultimo decreto che ha prolungato al 3 maggio le misure di contenimento per rallentare la corsa del coronavirus.

Orari scaglionati, la (quasi) certezza – Ha già ricevuto l’approvazione informale del governo l’idea di orari differenziati di ingresso di uscita per uffici pubblici, industrie e aziende. Una misura che discende da un’altra ipotesi in campo, un nodo centrale della Fase 2: la riorganizzazione dei trasporti pubblici. Prevedere ingressi e uscite ‘scaglionate’ consentirebbe infatti di alleggerire la pressione sui trasporti, che saranno comunque soggetti a regole stringenti sul numero di persone per ogni mezzo con la richiesta di aumentarne la frequenza.

Lo smart working – La differenziazione per orari – ma anche regole più precise sulla sanificazione degli ambienti – dovrebbe diventare operativa per gli uffici pubblici alla ripartenza, mentre per imprese ed industrie dovrà probabilmente esserci un aggiornamento del protocollo firmato dal governo con sindacati e Confindustria subito dopo il lockdown. Per quanto riguarda gli uffici, sembra confermata anche l’idea di un periodo di smart working obbligatorio per le sedi numerose: il numero di dipendenti che farà da spartiacque non è ancora stato deciso. In ogni caso, anche per le sedi più piccole, l’azienda non potrà negare di continuare il proprio lavoro da casa ai dipendenti che ne faranno richiesta.

L’autocertificazione digitale – Appare concreta anche l’idea di abbandonare le autocertificazioni cartacee, che sarebbero sostituite da un’app da scaricare sullo smartphone. Addio, insomma, ai documenti cartacei che sono stati usati nel corso della quarantena. Del resto, molti Paesi – come l’Albania – durante l’emergenza hanno usato strumenti tecnologici. L’idea è quella di compilare un form digitale che genererà un QR Code valido per il singolo spostamento da mostrare in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine.

La app e i paletti Ue – E sembra ormai scontato anche che l’Italia si doterà di un’app per il tracciamento in funzione anti-contagio. Il lavoro della task force di 74 esperti, istituita dalla ministra dell’Innovazione, Paola Pisano, si è chiuso la scorsa settimana. Tra le 319 offerte arrivate, il progetto in pole position sarebbe quello del fisico Luca Foresti, prodotto dalla società Bending Spoons. Ma le decisioni spettano a Palazzo Chigi, al governo nella sua collegialità, ha ribadito più volte Pisano. L’Unione Europea, anche nel documento sulla roadmap per la riapertura, al centro mette la tutela della privacy, con la tecnologia Bluetooth vista come la più indicata, catturando solamente il momento dell’incontro, l’avvicinamento tra cellulari che potrebbe far risalire alla catena dei contagi. Sull’app si sta concentrando anche il lavoro della task force di Colao, ex ad di Vodafone, che ben conosce le potenzialità e la velocità di dati e tecnologie.

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