I millennials resistono all’isolamento molto meglio dei loro genitori, e ne approfittano per seguire corsi di aggiornamento e seminari online. La quarantena è stato l’occasione per cimentarsi per la prima volta con il ferro da stiro (30%) o con i fornelli (15%) e, la metà di chi ha lavorato in smartworking vorrebbe continuare anche dopo. Questa è la fotografia di cosa sia successo in Italia durante cinque settimane di isolamento forzato secondo un sondaggio di Nomisma, in collaborazione con Crif, su un campione di mille italiani dai 18 ai 65 anni. L’indagine, realizzata dall’Osservatorio “Lockdown. Come e perché sta cambiano le nostre vite” analizza l’impatto della quarantena sulle abitudini dei cittadini: dallo stato d’animo, ai consumi, fino ai desideri, individuali e collettivi, degli italiani per il post-pandemia.

Smartworking: la metà vorrebbe continuare anche dopo – Organizzazioni, aziende, lavoratori, costretti dalla situazione di emergenza, stanno sperimentando un nuovo modo di lavorare: nelle ultime 3 settimane l’abitazione si è inoltre trasformata in ufficio per il 9% degli occupati, portando quasi 2 milioni di italiani in smartworking. Soluzione apprezzata anche per il post-lockdown: il 56% di chi oggi sta lavorando da casa vorrebbe proseguire, ma a tempo ridotto, magari solo per qualche giorno al mese. Il lockdown è in molti casi occasione per costruire con lungimiranza tasselli per il futuro: il 28% degli italiani sono impegnati in corsi di formazione online o a partecipare a webinar. Una tendenza che continuerà ad essere svolta anche dopo la fase di isolamento, per il 32% nella stessa modalità – in particolare i millennials (39%) – e per il 13% in misura superiore a quella attuale.

Per i millennials è meno ‘faticoso’ che per i boomers – L’isolamento forzato provoca, per il 22% degli italiani, situazioni di stress, ansia o irascibilità: ma sono più sereni i millennials (13%), cioé chi ha circa trent’anni, rispetto alla più adulta ‘Gen X’ (27%). I più provati sono i ‘baby boomers‘, cioé chi è nato tra gli anni ’50 e ’60 (28%). Distanziamento e revisione delle modalità di relazioni sociali sono vissute come azioni necessarie a limitare la diffusione del virus: per ora solo il 7% degli italiani definisce la situazione ‘insopportabile’. Numeri che segnalano come – dopo cinque lunghe settimane di lockdown – gli italiani mostrino resilienza, capacità di trasformazione e disponibilità al sacrificio utile all’azione collettiva: per il 74% degli italiani la salvaguardia della salute deve essere al centro di ogni azione.

Cucina e connessione internet: i comfort – Ad offrire sollievo sono i comfort presenti nella propria casa: innanzitutto la disponibilità di ampi spazi, come un giardino, una terrazza o una stanza tutta per sé, incide positivamente sull’umore degli italiani: solo il 12 e il 14% di chi può godere di queste facilitazioni dichiara di accusare un forte stress. Ma la stanza preferita dagli italiani è la cucina: la quota di chi ha spesso un umore nero aumenta al 29% per chi ha una cucina piccola e poco attrezzata. Ancora più difficile per chi è “sloggato” dal mondo (30% tra chi non ha alcuna connessione Internet, 29% tra chi non ha abbonamenti in streaming). Tra i fattori di stress, il lavoro: la messa in mobilità, la cassa integrazione e le ferie “forzate” – situazioni che riguarda per il 27% degli italiani in attività. La quarantena è anche l’occasione per partecipare attivamente alla vita domestica, magari per la prima volta: il 41% ha fatto piccoli lavori tra le mura domestiche da tempo rimandati, il 14% si è cimentato per la prima volta nelle pulizie di casa, il 30% ha provato a stirare e il 15% ha iniziato a cucinare, mentre un altro 26% ha iniziato ad utilizzare igienizzanti per il bucato. Il 5% degli intervistati dice che durante il lockdown è andato per la prima volta al supermercato.

Più legati agli affetti e più solidali – Il distanziamento sociale ha portato con sé un maggior apprezzamento delle relazioni personali: per 1 italiano su 4 è infatti migliorata l’armonia familiare. 7 italiani su 10 non vedono l’ora di rivedere e riabbracciare amici e parenti. Se infatti il 85% degli italiani ha fatto ricorso a chat e videochat per mantenersi in contatto con i propri cari e il 56% prevede di mantenere questa modalità di comunicazione anche in futuro, si fortifica il bisogno di contatti reali oltre che virtuali. La cura del prossimo si estende anche oltre la cerchia intima: il 18% degli intervistati ha aiutato un familiare o un amico a fare la spesa. L’emergenza ci fa scoprire più uniti e pronti ad aiutare l’altro, ed è così che il caffè sospeso si trasforma oggi in spesa sospesa. Il 56% degli italiani si dice disposto a donare una piccola spesa a beneficio delle famiglie in difficoltà, il 10% ha già lasciato almeno un prodotto nel cesto “Se puoi lascia un prodotto, se non puoi prendi”.

Le istituzioni al vaglio: bene la Sanità, male l’Europa – Dopo un mese di quarantena gli italiani danno le prime valutazioni sull’operato delle istituzioni nella gestione della crisi sanitaria. Sempre sul podio l’operato del Sistema Sanitario Nazionale e Protezione Civile. Non convince invece l’Unione Europea: per il 58% degli italiani l’Ue non è stata all’altezza della gestione dell’emergenza e considera completamente inadeguate le azioni messe in campo nelle implicazioni economiche della crisi. Quanto fatto dal Governo italiano durante l’emergenza sanitaria convince oggi il 45% degli italiani: tra i fattori di insoddisfazione la tardività degli interventi presi a contenimento del contagio (64% ritiene che si sia agito troppo lentamente) e la scarsa chiarezza nella comunicazione della exit strategy (al 72% degli italiani non piace non avere un quadro chiaro del piano di azione. Molte le perplessità su come si sta gestendo il rilascio delle informazioni sull’anno scolastico (70% degli italiani perplessi per l’incertezza prolungata). Per 1 italiano su 2 la priorità dell’agenda politica dovrà essere la ripartenza economica. A preoccupare il 40% degli italiani è poi il lavoro: il 43% degli intervistati ha visto peggiorare il bilancio familiare.

Articolo Precedente

Coronavirus, la città di Genova fa a gara per sostenere il Policlinico San Martino con ogni genere di conforto

next
Articolo Successivo

Coronavirus, la quarantena fa impennare il cyberbullismo: alla Fondazione Carolina segnalazioni 6 volte tanto la media

next