“Oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative”. È l’appello che Papa Francesco ha voluto rivolgere nel messaggio Urbi et Orbi in una Pasqua blindata a seguito della pandemia di coronavirus. Da Bergoglio, che eccezionalmente non si è affacciato dalla loggia centrale della Basilica Vaticana ma ha parlato all’interno dell’edificio vuoto, parole che suonano come un assist al governo italiano in Europa. Per il Papa, infatti, se il vecchio continente non saprà rispondere a questa emergenza in modo unito, “l’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni. Non è questo il tempo delle divisioni”. E ha aggiunto: “Non è questo il tempo degli egoismi, perché la sfida che stiamo affrontando ci accomuna tutti e non fa differenza di persone”.

Per Bergoglio “dopo la seconda guerra mondiale, questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato. È quanto mai urgente, soprattutto nelle circostanze odierne, che tali rivalità non riprendano vigore, ma che tutti si riconoscano parte di un’unica famiglia e si sostengano a vicenda”. Il Papa, infatti, non ha esitato a parlare di “un mondo già alle prese con sfide epocali ed ora oppresso dalla pandemia, che mette a dura prova la nostra grande famiglia umana”.

Francesco ha ricordato come “in queste settimane, la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso. Per molti, rimanere a casa è stata un’occasione per riflettere, per fermare i frenetici ritmi della vita, per stare con i propri cari e godere della loro compagnia. Per tanti però è anche un tempo di preoccupazione per l’avvenire che si presenta incerto, per il lavoro che si rischia di perdere e per le altre conseguenze che l’attuale crisi porta con sé. Incoraggio quanti hanno responsabilità politiche ad adoperarsi attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane”.

Una Pasqua assolutamente inedita con celebrazioni senza fedeli per evitare il contagio. Anche Francesco ha dovuto vivere i riti della Settimana Santa da solo, in una Basilica Vaticana deserta come mai si era vista prima. Così come rimarrà nella storia l’immagine di piazza San Pietro vuota durante la preghiera del Papa per la fine della pandemia e poi in occasione della via crucis del Venerdì Santo, eccezionalmente spostata dal Colosseo dove si svolgeva ininterrottamente dal 1964. “Questo morbo – ha sottolineato Bergoglio – non ci ha privato solo degli affetti, ma anche della possibilità di attingere di persona alla consolazione che sgorga dai sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della riconciliazione”.

Per il Papa “non è questo il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia. Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto. Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria. In considerazione delle circostanze, si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui bilanci di quelli più poveri”.

Da Bergoglio un ricordo particolare per tutte le vittime della pandemia. “Il mio pensiero quest’oggi – ha affermato il Papa – va soprattutto a quanti sono stati colpiti direttamente dal coronavirus: ai malati, a coloro che sono morti e ai familiari che piangono per la scomparsa dei loro cari, ai quali a volte non sono riusciti a dare neanche l’estremo saluto”. Francesco ha voluto far sentire la sua vicinanza anche a tutti coloro che sono in prima linea nella lotta contro il coronavirus. “Gesù, nostra Pasqua, – ha aggiunto il Papa – dia forza e speranza ai medici e agli infermieri, che ovunque offrono una testimonianza di cura e amore al prossimo fino allo stremo delle forze e non di rado al sacrificio della propria salute. A loro, come pure a chi lavora assiduamente per garantire i servizi essenziali necessari alla convivenza civile, alle forze dell’ordine e ai militari che in molti Paesi hanno contribuito ad alleviare le difficoltà e le sofferenze della popolazione, va il nostro pensiero affettuoso con la nostra gratitudine”.

Bergoglio ha rivolto, infine, un appello “per un cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo. Non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbe essere usati per curare le persone e salvare vite”. Con un pensiero particolare per le “tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia” e per i “tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivono in condizioni insopportabili”. “Indifferenza, egoismo, divisione, dimenticanza – ha concluso il Papa – non sono davvero le parole che vogliamo sentire in questo tempo. Vogliamo bandirle da ogni tempo!”.

Twitter: @FrancescoGrana

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