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L'importanza della sperimentazione animale - 5/6

Il farmacologo e presidente dell'Istituto Mario Negri, ha la competenza di chi a 91 anni di cui quasi 70 al servizio della scienza, può dire come le cose devono cambiare in un paese in cui "la ricerca è stata lasciata in miseria, vogliamo che si trovino i farmaci e le cure. Ma non si può fare sperimentazione animale"
L'importanza della sperimentazione animale - 5/6
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L’importanza della sperimentazione animale

Dopo questa epidemia devastante. In cui vediamo tutti gli scienziati impegnati in prima linea, intervistati e osannati qualcosa cambierà?
Io personalmente credo che questa sia e sia stata una tragedia ma è anche un’opportunità per cambiare molte cose. Una di queste è che tutti chiedono alla scienza e ai ricercatori le soluzioni, ma la ricerca in questo paese è stata lasciata nella miseria e con un mucchio di difficoltà burocratiche per fare qualsiasi cosa; inclusa la difficoltà di fare la sperimentazione animale. Per fare un test, anche per un solo topo bisogna compilare pagine e pagine, passare attraverso quattro comitati aspettando mesi. E lo sa? Dobbiamo pagare una tassa. Nella ricerca non è come in altre attività in cui basta mettere soldi, dobbiamo mettere soldi e aspettare perché dà risultati in tempi relativamente lunghi che non sono compatibili con i tempi elettorali e i politici si interessano di cose che hanno risultati immediati

Cosa altro bisogna cambiare?
Bisogna ripensare il Servizio sanitario nazionale. In questo periodo abbiamo visto la grande dissociazione tra territorio e ospedale. Abbiamo costruito un sistema che è prevalentemente ospedalocentrico e tutta la medicina del territorio non riesce a fare da filtro. Parlo di questa situazione perché nessuno si è preoccupato di mettere i medici di medicina generale al sicuro dandogli strumenti per poter operare. Non puoi mandarli in giro senza un minimo di attrezzature in sicurezza. Questo è un altro grande problema da ripensare

Quanti altri?
Quando c’è stata la peste suina a livello regionale era stato deliberato di fare piano di emergenza che non è mai stato fatto. Con la globalizzazione viaggiamo noi, viaggiano le merci ma viaggiano anche virus e batteri. Quindi dobbiamo avere l’idea che questo tipo di cose non sarà occasionale. Dobbiamo essere pronti, avere dei piani. Per la paura della guerra cosa facciamo? Abbiamo aerei, corazzate, armamenti, abbiamo esplosivi in grande quantità che per fortuna non utilizziamo. Dovrebbe essere la stessa cosa per quanto riguarda la salute: dovremo avere delle riserve, un piano in caso di necessità, sapere che cosa fare, avere materiali da utilizzare. Il fatto di non trovare i letti la dice lunga su quanto siamo impreparati. Figuriamoci per aver tutte le apparecchiature che sono necessarie. Sono tutti problemi che c’è da sperare che finita questa epidemia su cui non si chiuda il sipario come si è fatto in tantissime altre situazioni e invece si dedichi un po’ di tempo a discutere a stabilire cosa cosa bisogna fare per migliorare le condizioni. Senza ricerca è difficile fare innovazione, è difficile per il paese avere uno sviluppo economico, è difficile avere prodotti ad alto valore aggiunto che sono quelli che contano. Le cose più semplici le possono fare tutti

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