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Reggio Calabria, ‘ndrangheta nell’edilizia: il processo ‘Thalassa’ si conclude con otto condanne e otto assoluzioni

L’inchiesta, nata nel 2018, aveva portato all’arresto di alcuni esponenti delle cosche Tegano e Condello di Archi: le due famiglie avevano allungato i tentacoli sull’edificazione della struttura, imponendo gran parte delle imprese fornitrici, ma anche sulla gestione della vendita dei vari appartamenti
Reggio Calabria, ‘ndrangheta nell’edilizia: il processo ‘Thalassa’ si conclude con otto condanne e otto assoluzioni
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Otto condanne e otto assoluzioni. Si è concluso con il rito abbreviato a Reggio Calabria il processo ‘Thalassa‘ nato da un’inchiesta nel 2018 aveva portato all’arresto di alcuni esponenti delle cosche Tegano e Condello di Archi. Ma anche di alcuni imprenditori e professionisti reggini finiti al centro di un’indagine sulla costruzione del ‘complesso immobiliare Thalassa’ da parte della Tegra Costruzioni Srl, che secondo gli inquirenti era uno ‘schermo’ dietro il quale si nascondevano gli interessi delle cosche di Archi.

Il gup Pasquale Laganà ha condannato Franco Polimeni a 20 anni di carcere. La stessa pena è stata inflitta ad Andrea Vazzana. Sono stati condannati, inoltre, i due omonimi Francesco Vazzana (uno classe 1970 e l’altro 1966) a 13 anni di reclusione, Anna Maria Cozzupoli (4 anni e 8 mesi), Pietro Zaffino (4 anni e 8 mesi), Peter Dominic Battaglia (3 anni e 4 mesi) e Giuseppe Crocé (3 anni e 4 mesi). Sono stati assolti, invece, Giorgio Benestare detto Franco, Natale Barillà, Giuseppe Cozzucoli, Pasquale Labella, Giuseppe Pellicone, Vincenzo Pellicone, Andrea Domenico Firriolo.

Coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e dal sostituto della Dda Stefano Musolino, l’inchiesta ha dimostrato come le due famiglie di ‘ndrangheta avevano allungato i loro tentacoli sull’edificazione della struttura, imponendo gran parte delle imprese fornitrici, ma anche sulla gestione della vendita dei vari appartamenti. Chi decideva di acquistarne uno doveva avere il placet delle cosche.

Nell’inchiesta erano stati coinvolti anche dipendenti pubblici come Peter Battaglia, prima responsabile dello sportello unico del Comune e poi delle relazioni istituzionali dell’Ente. È stato lui a firmare i permessi per costruire e ad autorizzare le successive varianti al progetto in maniera illegittima. E per questo è stato condannato a 3 anni e 4 mesi per corruzione, anche se il gup ha escluso, nei suoi confronti, l’aggravante mafiosa.

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