L’ottantesimo compleanno di Mina, che si celebrerà il prossimo 25 marzo, è stato il più atteso e anticipato che si ricordi nella vita culturale nazionale. Purtroppo, all’ampiezza della partecipazione non è finora corrisposta l’originalità delle proposte: quello che è apparso sui giornali e sulle tv mi è sembrato già visto e previsto.

Per compensare questa delusione, offro ai miei venticinque lettori una dritta (da girare ai loro amici): non perdetevi la prima serata di Rai 5 del fatidico 25. Va in onda Quando mi prende una canzone, un documentario di Paolo Taggi, già autore di moltissimi programmi televisivi oltre che di qualche romanzo. Il documentario è stato prodotto, in collaborazione con Rai cultura, dalla Rsi, la benemerita tv della Svizzera italiana, che lo ha trasmesso domenica scorsa sulla sua seconda rete.

Per essere precisi la versione svizzera è un po’ più ampia di quella che andrà in onda su Rai 5, una ventina di minuti e un paio di interviste in più. Ma quello che si vedrà su Rai 5 sarà sufficiente per celebrare l’atteso compleanno finalmente in una maniera originale. Basta l’incipit del racconto per capire che, questa volta, non siamo di fronte alle solite immagini e alle solite analisi sociologiche.

C’è un postino che con la sua motocicletta si aggira tra i vicoli di Lugano per consegnare delle buste. Sono alcune delle 2000 canzoni che Mina riceve ogni anno da sconosciuti che le inviano i propri lavori senza neppure conoscere il suo indirizzo di casa. Così accade dal 4 febbraio 2015, quando la casella account “Inediti per Mina” è stata bloccata. Da allora si è tornati all’antico, all’utilizzo della posta e del postino.

Ma chi sono, tra queste migliaia di aspiranti autori di Mina, quelli che ce l’hanno fatta? Quelli che hanno scritto parole e musiche che hanno colpito la grande interprete fino a farla decidere di inserirle in un suo disco? Nomi e volti sconosciuti come Marika Andolfi, Maria Cristina Polli, Anselmo Genovese, Mariano Rango, Walter Dallari, Tullio Pitzorno, Marisa Terzi, che proprio sconosciuta non è, almeno come moglie del celeberrimo Carlo Alberto Rossi.

Sono queste le donne e gli uomini che Taggi è andato a cercare, su e giù per tutta l’Italia. Così mentre le loro canzoni, interpretate da Mina, scivolano sui paesaggi marini di Bordighera e dell’Elba, sui boschi del varesotto e sulle strade di Caserta, gli “autori per caso” di Mina raccontano la loro storia.

C’è chi vive borderline rispetto alla professione di musicista, cantando nei locali o componendo e chi invece fa tutt’altre cose, lavorando nel campo informatico o nella telefonia. I loro ritratti, le loro storie familiari, con il colpo di scena che gli ha cambiato la vita, o forse l’ha anche allungata, come sostiene il padre centenario di Tullio Pitzorno, i loro racconti costruiscono di riflesso un ritratto di Mina finalmente inedito.

E’ una Mina, quella che appare in questo documentario, generosa (e questo lo sapevamo), curiosa delle novità, disponibile, mai divisticamente distante, ma anche pignola, autoritaria tanto da costringere Pitzorno a cambiare le parole mentre lei lo ascolta al telefono, sempre disposta a dar credito a uno sconosciuto, perché, come racconta Anselmo Genovese, adesso tutti sarebbero pronti a scommettere su Anche un uomo; ma quanti l’avrebbero fatto dopo averla sentita una sola volta?

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Mina, 80 anni da diva libera: “Preferisco un contratto a vita con la mia famiglia che con la tv, il rapporto col pubblico vive con i miei dischi”

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