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Coronavirus, i costruttori giapponesi fermano fabbriche in patria e all’estero

Dal sud est asiatico a centro e sud America, ma anche in casa loro, le aziende nipponiche prendono provvedimenti di interruzione o limitazione della produzione. Il problema è sempre lo stesso: la pandemia non permette il rifornimento di componentistica
Coronavirus, i costruttori giapponesi fermano fabbriche in patria e all’estero
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Dopo aver limitato o bloccato la propria produzione in Europa e negli Stati Uniti, i principali marchi giapponesi si preparano a nuovi stop. Troppo pesante sia il calo della domanda che quello degli approviggionamenti di componenti a livello globale, a causa della pandemia di Coronavirus.

In particolare, parecchie serrate riguardano l’India. Dove il governo ha ordinato il lockdown e dunque il fermo dei trasporti pubblici, impedendo di fatto agli operai di raggiungere il proprio posto di lavoro. Toyota ha dunque deciso di chiudere due fabbriche nello stato del Karnataka, ed anche Honda ha fermato due stabilimenti fino a fine mese. Nissan ha bloccato a tempo indefinito tutte le sue attività nella regione del Tamil Nadu mentre Suzuki, che è leader del mercato locale, ha anch’essa chiuso due fabbriche più un centro di ricerca e sviluppo nello stato dell’Haryana.

Rimanendo al sud-est asiatico, Mazda fermerà il suo stabilimento in Thailandia a partire dal 30 marzo mentre Mitsubishi Motors potrebbe prolungare lo stop del suo impianto di Luzon nelle Filippine (la cui chiusura originariamente era prevista dal 17 al 25 marzo), in ottemperanza alle ordinanze restrittive del governo di Manila, che ha impedito ai cittadini di svolgere qualunque attività all’esterno.

Per quanto riguarda centro e sud America poi, stop delle fabbriche Toyota in Brasile (fino al 3 aprile) e Nissan in Argentina e Messico (dal 25 marzo al 14 aprile). Paese, quest’ultimo, in cui anche Mazda fermerà le linee di montaggio dal 25 marzo per 10 giorni.

Ma anche l’industria nazionale sta risentendo della suddetta mancanza di apprvviggionamenti. Per cui, ad esempio, un colosso come la Toyota è stato costretto a interrompere sette catene di produzione in cinque stabilimenti su suolo giapponese. Due dei quali, nella prefettura di Aichi, resteranno chiusi per oltre una settimana.

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