L’effetto Coronavirus si fa sentire sul comparto automotive in Cina, dove tutto ha avuto origine. La situazione è in via di miglioramento per quanto riguarda l’epidemia, al punto che il 90% delle concessionarie di auto ha riaperto già lunedì scorso, ma l’impatto sul settore è ancora incerto visto che l’afflusso di potenziali clienti negli autosaloni è solo del 53% rispetto ai livelli pre-coronavirus. Per cui oltre la metà dei dealer è abbastanza pessimista riguardo ai numeri del prossimo trimestre. Del resto, è difficile che ora il pensiero vada ad acquistare un’auto nuova.

Va ricordato che a febbraio le immatricolazioni sono crollate del 79%, per un calo complessivo nel primo bimestre del 41%. Il che ha significato circa due milioni di pezzi venuti a mancare. Un trend che, come detto, potrebbe durare per tutto il primo semestre 2020, in cui l’associazione dei costruttori cinesi (CAAM) prevede consegne giù del 25%, per poi tornare alla normalità nella seconda parte dell’anno.

Fatte salve queste considerazioni, dunque, i primi calcoli della China Passenger Car Association (CPCA), prendono in considerazione uno scenario piuttosto favorevole, in cui l’emorragia delle immatricolazioni a fine anno dovrebbe essere compensata dal buon andamento del secondo semestre. E recitano di perdite vicine al 10% (9,7%, per l’esattezza), per un totale di 18,7 milioni di veicoli venduti. Stime che, ovviamente, sono suscettibili di variazioni, che potrebbero essere anche non di poco conto.

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