Dopo aver deciso di non sospendere le elezioni municipali, dove si è registrato un record di astensione, e aver scelto di chiudere negozi e bar (ma solo questa mattina i parchi cittadini), Emmanuel Macron si prepara a misure più rigide per riuscire a far fronte all’emergenza coronavirus. Sono state ore a dir poco schizofreniche Oltralpe: il governo francese ha ritardato il più possibile il ricorso a interventi drastici, ma alla luce dell’aumento dei contagi sembra essere intenzionato a cambiare direzione. Il clima, definito dagli stessi quotidiani francesi “surreale”, sta cambiando: se fino a poche ore fa in rete circolavano le fotografie di persone che affollavano mercati e giardini pubblici nonostante l’allerta sanitaria, ora il presidente della Repubblica valuta una stretta significativa per riuscire a intervenire prima che sia troppo tardi. Dal coprifuoco alle 18 fino all’intervento dell’esercito, sono queste alcune delle misure al vaglio del presidente della Repubblica: mai in tempo di pace la Francia si era spinta a tanto e dopo lo scetticismo dei giorni scorsi, le autorità sembrano intenzionate a seguire l’esempio dell’Italia. Il primo ministro Edouard Philippe, secondo quanto riferito da Le Figaro, ha proposto ufficialmente il rinvio del ballottaggio delle municipali al 21 giugno, previsto inizialmente per il prossimo weekend. Intanto la Renault ha deciso di fermare tutte le sue fabbriche anche in Francia e sono stati sospesi i lavori di restauro alla basilica di Notre Dame.

La conferma delle misure è attesa per questa sera alle 20 quando il presidente della Repubblica parlerà ai francesi per la seconda volta nel giro di pochi giorni. L’ultima era stata giovedì scorso: in quell’occasione Macron ha sospeso le scuole di ogni ordine e grado, ma, decisione fortemente contestata, ha stabilito che le elezioni amministrative non sarebbero state rinviate. Ora, se il primo turno è stato concluso, a essere fortemente a rischio è il ballottaggio. “Coordinamento europeo con Ursula von der Leyen, Charles Michel e la cancelliera Merkel”, è stato il Tweet della mattina di Macron. “Lavoriamo tra europei. Decisioni difficili nelle prossime ore“. Poco prima si era anche riunito un “consiglio dei ministri formato difesa”, come già avvenuto nel corso della crisi del coronavirus.

Intanto i medici impegnati in prima linea da giorni chiedono un intervento più netto da parte dell’esecutivo. La curva dei contagi si avvicina sempre di più a quella italiana di 8 giorni fa: oltre 5mila e 400 i positivi con 120 morti (rispettivamente 900 e 29 casi in più). Tra i contagiati risulta anche il leader dei Les Républicains Christian Jacob e di conseguenza la leader del Rassemblements National Marine Le Pen è in autoisolamento nella sua abitazione come misura “precauzionale”.


Urne (quasi) vuote e parchi pieni – Domenica 15 marzo, come previsto dal governo, molti dei 45 milioni di cittadini chiamati alle urne per le amministrative hanno deciso di andare a votare: l’astensione è stata sì da record, con un’affluenza al 46 per cento, ma lo spostamento di persone, nei giorni di pandemia da coronavirus, è stato comunque significativo. L’esecutivo ha garantito che sono state messe in pratica numerose misure di sicurezza, ma le foto di seggi affollati e senza neppure la dotazione di mascherine hanno messo in allarme i media senza però che per molte ore ci fosse una vera risposta da parte dei cittadini. Anzi, mentre in molti disertavano le urne, altrettanti riempivano piazze e mercati cittadini ignorando l’allerta delle autorità.

In questo clima, i risultati elettorali sono passati quasi in secondo piano, ma i segnali arrivati dalle urne sono, come secondo le attese, preoccupanti per Macron. Il presidente della Repubblica ha ribadito che è una consultazione “locale” e che non deve avere effetti sul governo nazionale, ma resta il fatto che il partito al governo è stato punito nella maggior parte dei casi. Un risultato reso più tenue dalla scarsa affluenza: se per alcuni questo avrebbe dovuto essere il voto per punire Macron, in tanti hanno deciso di non andare neppure alle urne.

A Parigi, come da previsioni, è risultata nettamente in testa la sindaca socialista uscente, Anne Hidalgo, attorno al 30%. Distanziate Rachida Dati, dei Republicains (22%) e solo terza la ministra della Salute Agnès Buzyn di La Republique en Marche (18%). Conferme per il Rassemblement National al sud – con la vittoria a Perpignan dell’ex compagno di Marine Le Pen, Louis Aliot – e del primo ministro Edouard Philippe, che vince il primo turno a Le Havre con il 43%, un risultato rassicurante per il ballottaggio ma di una decina di punti più in basso rispetto alle precedenti elezioni. Male il partito di Macron nell’ex roccaforte di Lione dove l’ex fedelissimo, nonché ex ministro Gerard Colomb, è arrivato terzo dietro i Repubblicani (secondi), ma soprattutto dietro la sorpresa del verde Grégory Doucet. Terzo il candidato di En marche anche a Toulouse. Mentre a Le Havre, il primo ministro Edouard Philippe in corsa per diventare sindaco è arrivato sì in testa con il 43 per cento delle preferenze, ma il rivale comunista Jean-Paul Le Coq a sorpresa ha toccato il 35%. Grande delusione per En Marche a Strasburgo, dove il candidato Alain Fontanel, seppur favorito, è arrivato dietro al candidato dei Verdi. A Marsiglia il testa a testa è tra i Repubblicani e la coalizione sinistra-ecologisti. Qui, e non è una sorpresa, il candidato di En Marche è arrivato addirittura sesto.

La schizofrenia della giornata elettorale ha avuto il suo culmine intorno alle ore 20 quando, le tv all-news si sono trovate a dover gestire in contemporanea l’annuncio degli exit-poll e il bollettino su morti e contagiati da coronavirus. Una situazione imbarazzante sulla quale Macron sarà chiamato a esprimersi a emergenza finita.

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