Dopo la brusca frenata di fine 2019, la crescita dell’economia italiana “è destinata a restare modesta” con un pil stimato a +0,2% nel 2020 (0,1% al netto della correzione per i giorni lavorativi), contro il +0,5% previsto lo scorso ottobre e il +0,6% a cui punta il governo. Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nell’ultima nota congiunturale. Nel primo trimestre il Pil, stando ai dati oggi a disposizione, “non recupererebbe il netto calo del periodo precedente. L’attività economica riprenderebbe vigore nei trimestri successivi, sostenuta dal lento recupero della domanda interna; l’apporto del commercio estero sarebbe invece molto modesto”. Ma sullo scenario italiano “pesano fattori di rischio fortemente orientati al ribasso”, compreso il coronavirus, “che potrebbero incidere sul contesto globale e, di conseguenza, anche sul nostro paese”. Nel 2021 la dinamica del prodotto interno lordo “si rafforzerebbe allo 0,7%”.

Gli indicatori congiunturali più recenti, spiega l’Upb nella nota, non sembrano indicare un mutamento di clima rispetto all’ultimo trimestre del 2019, chiuso con una contrazione dell’economia dello 0,3%. “Nel quarto trimestre la produzione industriale si è ridotta in misura molto marcata (-1,4 per cento rispetto ai tre mesi precedenti), similmente a quanto accaduto in Germania. L’incertezza di famiglie e imprese continua ad aggravarsi – rileva ancora l’Upb – soprattutto con riferimento alle componenti relative alle costruzioni e alla manifattura. Gli indicatori sintetici del ciclo economico sono coerenti nel segnalare una sostanziale stasi dell’attività produttiva”.

L’Autorità considera tra i potenziali rischi “il recente, parziale, allentamento delle restrizioni sulle politiche commerciali e l’avvio della Brexit in condizioni ordinate”, ma anche nuovi fronti di instabilità geo-politica (in particolare in Medio Oriente) oltre che rischi ambientali. “Eventuali sviluppi avversi in questi ambiti potrebbero accentuare la volatilità sui mercati delle materie prime e valutari, con effetti sulla crescita internazionale, sulle esportazioni e sugli investimenti dell’Italia. Un rischio specifico riguarda inoltre gli effetti economici del coronavirus, che non vengono quantificati in questo quadro previsivo, in quanto le informazioni disponibili sono ancora troppo preliminari”.

Per quanto riguarda il 2021, la previsione è di una crescita dello 0,7% contro il +1% stimato dal governo nelle ultime indicazioni ufficiali della Nota di aggiornamento al Def ormai dell’autunno scorso. La stima, spiega l’Autorità di bilancio, differisce da quelle svolte per validare i quadri macroeconomici del Mef, “per renderla più direttamente confrontabile con gli scenari predisposti dalle principali organizzazioni internazionali e nazionali”. In particolare, la previsione di base per il 2021 non include l’incremento delle imposte indirette previsto nelle clausole di salvaguardia e non considera misure alternative di copertura finanziaria. Sotto tali ipotesi l’anno prossimo il Pil aumenterebbe allo 0,7 per cento. Nel caso di attivazione delle clausole la crescita del Pil dell’anno prossimo “verrebbe intaccata tra uno e tre decimi di punto percentuale a seconda dell’assunzione sul grado di traslazione dell’Iva sui prezzi”.

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