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Il voto in Emilia Romagna insegna che gli slogan non pagano sempre

Il voto in Emilia Romagna insegna che gli slogan non pagano sempre
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C’è un’opera d’arte di una talentuosa artista abruzzese, Emanuela Giacco, che rappresenta in maniera plastica la situazione politica attuale. Rappresenta il vuoto che prende il sopravvento sulla pienezza della vita, dove la società è manovrata da individui privi di contenuti. Il padrone di casa, collezionista della materia, osserva il teatro della vita esternamente all’opera (il titolo del quadro è Pieno di vuoto). È egli stesso dietro la sedia in primo piano e da lì osserva un processo di svuotamento in atto su una figura, icona di ingenuità, quale Cappuccetto rosso.

Infatti, se il potere è in mano a chi non possiede virtù, le masse (Cappuccetto rosso) vengono svuotate del soffio vitale. Un’immagine perfetta che ci descrive quello che è accaduto in questi anni. Le Elezioni regionali appena concluse, soprattutto quelle in Emilia Romagna, aprono vari spunti di riflessione su questo tema.

Per prima cosa dimostrano, per fortuna, che alla lunga i vuoti slogan privi di reali contenuti non pagano sempre. La Lega ha subito una decisiva sconfitta in un luogo dove Matteo Salvini aveva investito tutto il suo tempo e la sua energia. Il Movimento 5stelle è praticamente scomparso.

Luigi Di Maio e Salvini rappresentano l’emblema del vuoto politico. La parabola dei grillini lo fa in assoluto. Hanno soffiato per anni contro ogni cosa. Hanno rinnegato la scienza, la competenza, la preparazione e hanno esaltato il vuoto più totale. Hanno fatto credere che la cultura e la preparazione non servissero. Hanno sdoganato l’ignoranza e il linguaggio più becero e feroce sui social. Hanno utilizzato qualsiasi argomento per cercare facile consenso. Hanno illuso le masse togliendo loro pian piano la voglia di imparare e acculturarsi. La storia di Di Maio verrà ricordata per questo.

Salvini ha seguito l’onda, ma con una cattiveria politica più strutturata e che è ancora molto forte. Di certo i cittadini emiliani e romagnoli gli hanno dato una bellissima lezione di civiltà democratica. In questo caso il merito principale, però, deve essere riconosciuto ai giovani che hanno risvegliato la voglia di partecipazione e non si sono arresi al vuoto della solita politica urlata e denigratoria. Una società, la nostra, che in questi anni ha subito sempre più un’involuzione pericolosa ed estrema.

Linguaggi usati solo per solleticare le masse su argomenti delicati e pericolosi. Oltre a ciò, paga anche, e soprattutto, il buon governo. Stefano Bonaccini questo dimostra. La politica è riconosciuta vincente quando lavora per la comunità nell’interesse generale, e non particolare. Il voto in Emilia Romagna questo insegna. I vuoti elenchi di Salvini, dove c’è cultura e competenza, non attecchiscono. E questo dovrebbero capirlo tutti i partiti.

La gara e la competizione dovrebbero essere su questi temi. Siamo da anni in una campagna elettorale permanente, ma siamo assuefatti dal modo grezzo e privo di contenuti di fare politica, dove anche le regole e il fantomatico silenzio elettorale per Salvini non contano.

In questo quadro generale, si spera che la sconfitta della Lega in Emilia Romagna possa essere da insegnamento a tutti. Di certo, oltre alla Lega, il Movimento 5stelle rischia veramente più di tutti. Sia in Calabria sia in Emilia Romagna i grillini sono praticamente scomparsi. Il partito che in Parlamento detiene la maggioranza relativa è completamente in fase di dissolvimento. Le dimissioni preventive di Di Maio sono poi sintomatiche. Evitare di intestarsi la pesante sconfitta e cercare di sopravvivere più possibile.

Quando mancano i valori, le virtù e gli argomenti, la politica e la società questo producono. Insomma, Cappuccetto rosso ogni tanto ci sorprende e non si fa mangiare dal lupo di turno.

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