Non si fermano le proteste in Libano, neanche dopo la nascita del nuovo governo. Anzi, stanno diventando più violente. All’indomani dell’insediamento dell’esecutivo guidato da Hassan Diab, numerosi manifestanti sono scesi nelle strade del centro di Beirut. Negli scontri con le forze di sicurezza sono rimaste ferite 86 persone, di cui quattordici sono state trasferite in ospedale per cure mediche secondo la Croce rossa libanese. Sono 20 invece le persone arrestate dalla polizia. Vicino al Parlamento gruppi di dimostranti hanno lanciato pietre, molotov e petardi contro gli agenti, che hanno risposto con i lacrimogeni e hanno allontanato i manifestanti dall’area.

Dopo mesi di stallo politico, martedì è stato formato un nuovo governo, guidato dall’ex ministro Hassan Diab. L’esecutivo, che secondo gli analisti ha posizioni filo-iraniane, è espressione dell’asse politico formato da Hezbollah (partito-milizia sciita), dal movimento cristiano del presidente della Repubblica Michel Aoun e da formazioni minori sunnite. Il nuovo premier dovrà avviare riforme per rassicurare i partner finanziari occidentali e arabi e al tempo stesso placare la rabbia di una popolazione sofferente per la prolungata crisi economica, con molti cittadini che considerano il nuovo governo una copia sbiadita di quelli precedenti.

Proprio quando le persone si iniziavano a radunare in piazza per manifestare, Diab teneva la prima urgente riunione del consiglio dei ministri. Il Libano, ha detto Diab, si trova di fronte a una “catastrofe” economica. Come governo, ha aggiunto, bisogna affrontare delle “sfide enormi”. Il suo esecutivo è formato da 20 ministri, tutti di prima nomina e di cui sei sono donne. Di fronte alle proteste popolari contro il carovita e la corruzione scoppiate a metà ottobre e gradualmente trasformatesi in un movimento massiccio di contestazione di tutto il sistema politico-clientelare, Diab ha assicurato che intende concentrarsi sulle questioni economiche più urgenti. Tra queste gli analisti ricordano che ci sono tre dossier impellenti: intervenire a difesa dei risparmiatori, colpiti dalle misure di “controllo dei capitali” decisi dalle banche da metà novembre nel contesto di crisi di liquidità del dollaro; stabilire un piano di ristrutturazione dell’enorme debito estero; sbloccare gli aiuti finanziari occidentali e arabi per dare ossigeno all’economia.

Il presidente francese Emmanuel Macron, da Gerusalemme, ha affermato che la Francia farà “tutto il possibile per aiutare” il Libano nella crisi profonda che attraversa. Macron ha anche ricordato che bisogna rimanere “vigili” rispetto alla minaccia del terrorismo. Un riferimento che, espresso da Israele, suona come un avvertimento proprio agli Hezbollah filo-iraniani.

Il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha chiesto invece al nuovo governo del Libano “riforme tangibili“, sottolineando che solo un esecutivo “capace e impegnato a portare avanti riforme reali e tangibili può recuperare la fiducia degli investitori e sbloccare l’assistenza internazionale”.

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