Amate lo sport all’aria aperta, immersi nel verde, ma proprio al centro di Roma? Vi piacciono il calcetto e il basket, il pattinaggio e lo skate? Preparatevi, perché fra poco sarà possibile! Ditelo ai vostri amici e agli amici dei vostri amici. Campi e pista saranno a vostra disposizione nel Parco del Colle Oppio. Affacciati sul Colosseo, con vista sui resti delle Terme di Traiano, proprio al di sopra delle Terme di Tito. Nessuno scherzo. Incredibile, ma vero.

Nessun abuso, è tutto in regola. E’ uno dei playground che il Coni nel 2016, quando ancora c’era in ballo la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024, aveva proposto per ciascun municipio della città. Playground che, nel I Municipio della Presidente Pd Sabrina Alfonsi, il governo locale ha deciso di realizzare dove c’era già un vecchio campo di calcio in terra battuta. Progetto approvato con il parere favorevole prima, il 18 dicembre 2017, di Federica Galloni, direttore del Parco archeologico del Colosseo e dopo, il 3 aprile 2018, di Bruno Cignini, direttore Ville, Parchi storici e Musei scientifici della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Naturalmente, “considerata la natura dei luoghi e la loro evidente valenza archeologica e paesaggistica”, entrambi gli organi di tutela e valorizzazione hanno vincolato il loro parere “alla condizione che tutte le attività in programma siano continuativamente sorvegliate da un professionista archeologo esterno”. Circostanza che è stata rispettata.

A dicembre 2018 il cantiere, costato 114.190 euro e finanziato tramite il fondo “Sport e Periferie” istituito dal governo con il Decreto Legge n. 185 del 25 novembre 2015, è stato impiantato e i lavori di scavo avviati. Quasi subito è stato individuata una porzione di una struttura muraria, riferibile proprio alle Terme di Tito. La struttura, rilevata, fotografata e poi ricoperta. Con la cura necessaria, ovviamente. Come dimostra la sospensione dei lavori dal 14 febbraio al 24 settembre 2019. La scoperta dei resti antichi, ma anche le altezze delle reti che secondo l’originario progetto avrebbero dovuto impedire ai palloni di raggiungere chi transita lungo viale di Colle Oppio, hanno costretto ad una sua rivisitazione.

Approvata il 24 giugno 2019 e trasmessa al Ministero per i Beni e le Attività Culturali-Parco Archeologico del Colosseo il 18 settembre 2019. Così le reti che avrebbero dovuto essere sostenute da pali di alluminio alti 5 metri, sono state ridotte di un metro. Con il risultato più che probabile che a farne le spese sarà la sicurezza di automobilisti e passanti, bersagli involontari di palloni scagliati maldestramente dagli utenti del calcetto.

Naturalmente non è tutto. Rimane incontrovertibile un dato: l’ingombro anche visivo che quelle strutture di recinzione e protezione comportano. Un elemento tutt’altro che insignificante considerata la rilevanza dell’area. Nonostante la cura intermittente di gran parte delle testimonianze archeologiche che rimangono nei pressi delle strutture sportive. Nonostante il prolungato abbandono del verde all’interno del parco del Colle Oppio. Nonostante delle Terme di Tito, indagate parzialmente dalla Sovrintendenza capitolina tra il 1986 ed il 1991 nel giardino compreso fra via delle Terme di Tito e via Nicola Salvi, non sia visibile quasi nulla fuori terra. “Abbiamo voluto realizzare qui questo progetto perché pensiamo rappresenti un passo importante per la rivalorizzazione complessiva del sito mantenendone la vocazione sportiva”, ha detto Emiliano Monteverde, assessore municipale alle Politiche Sociali e dei Servizi alla Persona e alle Politiche dello Sport.

Insomma l’unico antidoto all’abbandono di Colle Oppio sarebbero degli impianti sportivi. Non quelli esistenti da decenni, in condizioni precarie, ma a disposizione di tutti. Ma quelli nuovi, sulle cui modalità di fruizione non si hanno ancora notizie. Il paradosso è che a poca distanza ci sia il Colosseo. Con i suoi record annuali di visitatori. E un rincorrersi di progetti, tutti finanziati. Da una parte le Terme di Tito, che non ci sono, e il sostanziale abbandono dell’area, al quale si cerca di ovviare con delle strutture sportive. Dall’altra sua maestà il Colosseo, autentico umbilicus urbis della Città archeologica. Che ci sia uno squilibrio? Che le politiche archeologiche non contemplino analoga attenzione per tutti i complessi?

Quesiti probabilmente, senza risposta. Dal momento che entrambe le Soprintendenze, sia quella statale che quella comunale, sono convinte che il playground non contrasti con la tutela dell’area. A differenza di diverse associazioni. Per questo motivo Italia Nostra ha redatto un comunicato, nel quale stigmatizza il progetto. Il Forum Salviamo il Paesaggio e Respiro Verde Legalberi hanno espresso le loro forti contrarietà. La circostanza che tutto questo non sia stato sufficiente a cambiare la sorte dell’area è un oltraggio alla storia della città. L’ennesimo scempio al suo patrimonio archeologico. Possibile che nessuno tra i decisori abbia capito che quel playground lì rappresenta un colpo mortale ad una tessera del parco del Colosseo?

Amare lo sport questa volta non c’entra. W il calcio e il basket ma non sulle Terme di Tito!

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