Già un anno fa era qualcosa di strano stava accadendo in cima al mondo. La migrazione del polo Nord magnetico verso la Siberia è confermata. Quest’anno il nord magnetico ha attraversato il meridiano di Greenwich, allontanandosi dal Canada. Uno scarto che ha costretto i ricercatori – per la seconda volta in un anno – ad aggiornare il World Magnetic Model, un documento elaborato dalla statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration e dalla British Geological Survey che – assieme ai dati forniti dai satelliti – è alla base dei sistemi di navigazione moderni. Il rischio è che le app negli smartphone possano andare in tilt, assieme a programmi militari e civili per la navigazione marittima e aerea.

Il fatto è che il polo nord magnetico è il punto della superficie terrestre dove le linee di flusso del campo geomagnetico, creato dal ferro fuso che si muove nel nucleo del pianeta, sono perpendicolari al suolo e dirette verso il terreno. Dalla sua posizione dipendono infatti le regolazioni di bussole e di sistemi di navigazione. Il Polo nord magnetico – a differenza di quello geografico – non ha una collocazione definitiva ma è in perenne movimento, con spostamenti sempre più veloci e sempre meno prevedibili. Così, dopo avere gironzolato per secoli nell’artico canadese con minimi spostamenti, dagli anni Novanta si è mosso a un ritmo senza precedenti, allontanandosi di 50 chilometri all’anno e senza dare segni di rallentamento.

Il campo magnetico è fondamentale per la vita sulla Terra, perché avvolge il Pianeta in un invisibile guscio che lo protegge dalle radiazioni solari. Variazioni significative del campo magnetico terrestre erano state misurate di recente, nel 2016, dal satellite Swarm dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), in Sud America e nell’Oceano Pacifico. Le prime misure delle variazioni del Polo Nord magnetico risalgono alla prima metà dell’Ottocento. Da allora è stato registrato un progressivo allontanamento dal Canada, verso le coste siberiane, in una sorta di tiro alla fune magnetico tra le due regioni. A metà degli anni ’90 del Novecento questa migrazione ha poi subito un’accelerazione, passando da 15 a 55 chilometri l’anno. Così, nel 2001 il Polo Nord magnetico si trovava già nel oceano artico.

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