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La persecuzione degli ebrei romani: una storia di orrori e vergogna da non dimenticare mai - 4/5

La persecuzione degli ebrei romani: una storia di orrori e vergogna da non dimenticare mai - 4/5
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L’aiuto dei romani agli ebrei. Daniele Spizzichino ha sintetizzato questo aspetto dicendo che l’accoglienza degli ebrei “fu quasi sempre gratuita (73%) da parte di privati ma una quota di persone trovò rifugio a pagamento (21%) e questo avvenne quasi sempre in istituti religiosi”. Il 30% delle famiglie riuscì a restare – per i nove mesi della occupazione nazista di Roma – sempre nella stessa casa, mentre tutti gli altri dovettero cambiare due o tre posti diversi, fino ad un massimo di otto luoghi differenti.

La partecipazione degli ebrei alla Resistenza Romana. Gli ebrei che presero parte attiva alla Resistenza romana furono almeno 50, non pochi se si tiene conto delle enormi difficoltà che questa comunità doveva affrontare. Fra gli intellettuali che diedero un coraggioso sostegno alla Resistenza, Eugenio Colorni e Leone Ginzburg. Direttore di Italia Libera, il giornale degli azionisti, Ginzburg fu catturato e portato a Regina Coeli, dove rimase dal 20 novembre fino al 5 febbraio, giorno della sua morte nel carcere romano. Si deve anche a questi “resistenti” – scrivono gli autori – se la Comunità ebraica di Roma è sopravvissuta, sia pure pagando un prezzo altissimo.

Fra le più belle figure della Resistenza romana, non si può non ricordare il colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, già colonnello dello Stato Maggiore dell’esercito italiano, entrato in clandestinità il 23 settembre del 1943. Arrestato dalla Gestapo il 25 gennaio e portato a via Tasso, fu torturato per due mesi senza che i tedeschi riuscissero a farlo parlare. Finì anche lui fra i martiri delle Fosse Ardeatine.

Fossoli. Almeno 87 ebrei romani furono deportati a Fossoli, da dove poi i nazisti li trasferirono ad Auschwitz per la “soluzione finale”: questo dato conferma l’importanza dei campi di concentramento fascisti per ebrei (solo nel “mio” Abruzzo ce n’erano 15) e la necessità di approfondire questa realtà così poco conosciuta, per dimostrare il pesante contributo che il fascismo – ancora troppo spesso dipinto come una dittatura “all’acqua di rose” – diede alla Shoah. I campi di concentramento per ebrei, stranieri sospetti e antifascisti esistevano da molti anni, ma i 29 più feroci furono istituiti dopo la stesura (14 novembre 1943) della “Carta di Verona”, che definiva formalmente gli ebrei “stranieri” e “appartenenti a nazionalità nemica”: una delle tante vergogne del governo fantoccio di Salò.

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