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Cronaca

Ultimo aggiornamento: 9:03 del 21 Novembre 2019

Agrigento, il caso di Villa Betania, la casa di riposo chiusa dai Nas. Dipendenti: “Soli e senza stipendio, costretti a venire al lavoro comunque”

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Timbrano ogni giorno ma senza lavorare. È la storia dei 7 dipendenti (6 operatori e un’animatrice) dell’Ipab (istituto pubblico di assistenza e beneficenza) per anziani Villa Betania, ad Agrigento. Il centro è stato chiuso il 28 febbraio 2019 per “carenze igienico – sanitarie” dovute soprattutto alle problematiche strutturali dell’immobile. Se tutti gli anziani sono però stati trasferiti in altre case di riposo della provincia, nonostante l’addio di tutti i dirigenti, l’Ipab è rimasto legalmente aperto con i soli 7 operatori, costretti ogni settimana a svolgere 36 ore di lavoro nonostante in quelle stanze non ci siano anziani da accudire. Per evitare di recarsi ogni giorno al lavoro gli operatori hanno scelto di fare tre notti a settimana dentro la struttura ormai fatiscente.

Oltre al danno, la beffa: dal 2018 i 7 operatori non ricevono lo stipendio, tanto che avanzano 18 mesi di arretrati. Impossibilitati a licenziarsi in quanto perderebbero ogni agevolazione (disoccupazione, tfr) e obbligati a timbrare il cartellino, le 7 persone, uomini e donne, si trovano così in una prigione, senza far nulla. Dall’addio degli anziani sono cambiati 4 presidenti della società che vive (viveva) sia grazie alle rette degli anziani, sia grazie ai soldi del Comune di Agrigento. In matassa ingarbugliata, i dipendenti della struttura adesso non hanno neanche dei riferimenti per farsi firmare permessi e altri documenti, rimanendo di fatto soli. Ad aggravare la situazione le condizioni della struttura: dalla chiusura dello scorso l’edificio, dove i 7 sono costretti ad “lavorare” e dormire, è divenuto un ricettacolo per topi, insetti e scarafaggi; uno dei balconi è a rischio crollo e diversi calcinacci sono già caduti dalla facciata, tra erba incolta e degrado assoluto. Il caso è arrivato anche in consiglio comunale ad Agrigento, con l’assessore alla Solidarietà sociale Gerlando Riolo che ha dichiarato di come la responsabilità del caso spetta alla Regione e al consiglio d’amministrazione da essa nominato: “I Comuni, tra i quali quello di Agrigento – ha scritto in una nota l’assessore – compartecipano al pagamento delle rette di degenza degli ospiti. Il Comune di Agrigento è in regola con i pagamenti. Certamente se superficialità e inefficienze ci sono state non sono e non possono essere addebitate al Comune di Agrigento, ma alla autonoma gestione della struttura, probabilmente determinate da difficoltà economiche, certamente non dipendenti dal Comune di Agrigento”

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