Ho scritto poco, in questi mesi, qui sul mio blog. Non certo per disaffezione: avevo in mente un progetto, poi diventato il mio ultimo libro: Non passa lo straniero – Come resistere al discorso sovranista (Villaggio Maori, Catania, 2019). Ho il piacere di condividere con voi una parte della prefazione, curata dall’attivista e avvocata Cathy La Torre. Credo che, in tempi bui come quelli attuali, siano parole importanti. Su cui riflettere. Buona lettura.

Quando il 24 giugno del 2016 il Regno Unito si svegliò con un piede fuori dalla Casa Comune Europea, la giornalista Carole Cadwalladr fu inviata dall’Observer nel Galles meridionale con una missione ben precisa: capire perché i sudditi di sua Maestà, il giorno precedente, avessero votato in maggioranza a favore della cosiddetta “Brexit”. Nel Galles meridionale Carole Cadwalladr era nata e cresciuta. Lo conosceva bene. Decise così di iniziare la sua inchiesta da Ebbw Vale, piccola cittadina di 18.000 abitanti, dove la percentuale di votanti contrari alla permanenza nell’Unione Europea aveva raggiunto un livello di molto superiore al resto del paese: il 62%. […]

Carole Cadwalladr immaginò di doversi trovare davanti una città abbandonata, invasa da stranieri, impoverita in qualche modo dalla matrigna succhia soldi di Bruxelles. Quello che invece trovò mettendo piede ad Ebbw Vale fu un enorme e moderno college che prima non c’era. Costo: 33 milioni di sterline, in gran parte finanziato dall’Unione Europea. Poco distante trovò un centro sportivo, bellissimo e moderno […] finanziato anch’esso dall’Unione Europea.

C’era un nuovo tratto stradale da 77 milioni di sterline, una nuova linea ferroviaria e una nuova stazione: tutti progetti finanziati dall’Unione Europea. “E non è che la cosa fosse segreta – ha spiegato la giornalista – perché ci sono grossi cartelli ovunque a ricordare gli investimenti dell’Ue in Galles”. L’Unione Europea aveva preso quella cittadina ormai devastata e a rischio abbandono dopo la chiusura delle miniere di carbone che erano la sua linfa vitale, e l’aveva disseminata di impianti e infrastrutture milionarie, tutte a carico suo: dell’Unione Europea, appunto.

“Quando ho incontrato un giovane davanti al centro sportivo […] mi ha detto di aver votato per il Leave, perché l’Unione Europea non aveva fatto nulla per lui. […] E in tutta la città le persone mi dicevano la stessa cosa. Mi dicevano che volevano riprendere il controllo, che poi era uno degli slogan della campagna per la Brexit. E mi dicevano che non ne potevano più di immigranti e rifugiati. Erano stufi. Il che era abbastanza strano. Perché camminando per la città, non ho incontrato un solo immigrato o rifugiato. Ho incontrato una signora polacca che mi ha detto di essere l’unica straniera in paese. E quando ho controllato le statistiche, ho scoperto che Ebbw Vale ha uno dei più bassi tassi di immigrazione del Galles”.

Concludendo: in larghissima maggioranza, quella cittadina del Galles meridionale ha votato a favore della Brexit perché stanca dell’Unione Europea che l’ha ricoperta d’oro e perché stanca di tutti quegli immigrati, pur avendo uno dei tassi di immigrazione più bassi dell’intera regione. Come è stato possibile? […]

La risposta è il linguaggio. La risposta è la parola che piega la realtà. Il potere della parola. Del suo utilizzo, della sua capacità, se maneggiata con metodo scientifico, di trasformare il bianco in nero, il cerchio in quadrato, l’indigesto in leccornia. Di modificare la più evidente e lampante delle verità che abbiamo sotto gli occhi. La parola è come un coltello: nelle mani di un uomo buono può servire a tagliare il pane. Nelle mani dell’uomo sbagliato può diventare un’arma letale.

L’arrivo nelle nostre vite della tecnologie e dei social network ha amplificato ed estremizzato il potere della parola. Non è un caso se il fenomeno politico del “sovranismo” sia nato in concomitanza alla diffusione di social come Facebook e Twitter.

Parole, trucchetti retorici e distorsioni del linguaggio, che in altre epoche sarebbero rimasti confinati in qualche piazza di paese, sulla plancia di qualche strada o nei salottini della tv, sui social network si diffondono invadenti in ogni singola casa, nel palmo della mano di ogni singolo cittadino, sulla bacheca di ogni utente, tra la foto di compleanno della cugina e il video dei gattini che cantano buon Natale. […]

Ciò che accaduto nel Regno Unito con la Brexit è avvenuto negli Usa con Trump, in Brasile con Bolsonaro, in Ungheria con Orban, in Italia con la Lega Nord. […] Chi l’avrebbe mai pensato, appena un lustro fa, che la Lega Nord sarebbe diventato il partito più votato in intere aree del Sud? Come è stato possibile dimenticare? La risposta, in questo libro.

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