“Rivolgo un invito al rispetto della vita, al rispetto della proprietà privata, al rispetto delle autorità e di tutti i settori della società. Tutto quello che abbiamo in Bolivia è patrimonio del popolo boliviano e non bisogna attaccarlo per fare dei danni”. Usando queste parole, il presidente boliviano Evo Morales convoca nuove elezioni, in risposta alle proteste che hanno coinvolto il Paese in seguito al voto per le Presidenziali in cui era risultato di nuovo vincitore, e annuncia di non sapere se si candiderà. Lo ha detto nel corso di un’intervista con Radio Panamericana di La Paz, nel corso della quale ha sottolineato: “La mia gestione termina il 22 gennaio 2020. Indire nuove elezioni significa mettere fine a qualsiasi mobilitazione e che si sospendono gli scioperi e blocchi”. La popolazione accusa Morales di aver manomesso i risultati del voto, autoproclamandosi vincitore. Da allora, gli scontri hanno visto almeno due morti ed oltre 190 arrestati.

Alla domanda, esplicita, se avesse valutato la possibilità di rinunciare alla presidenza, l’attuale presidente ha risposto: “Se si continua a chiedermi di rinunciare è come un colpo di Stato“. Per quanto riguarda la sua possibile nuova candidatura nelle elezioni presidenziali, il leader boliviano ha sviato dicendo che “le candidature sono secondarie in questo momento, la priorità è pacificare il Paese”. Morales ha anche spiegato che nelle prossime ore l’Assemblea Legislativa, d’accordo con tutte le forze politiche, stabilirà il procedimento per eleggere nuovi membri del Tribunale elettorale supremo, allontanando quelli che nella notte del 20 ottobre decisero di sospendere la pubblicazione dei risultati ufficiali quando, con il 10% ancora delle schede da scrutinare, sembrava che si andasse al ballottaggio tra il presidente e il candidato della destra, Carlos Mesa.

L’Organizzazione degli Stati americani (Osa) ha preparato un rapporto preliminare di revisione sul voto di ottobre in cui raccomanda di convocare nuove elezioni sotto la responsabilità di un rinnovato Tribunale supremo elettorale (Tse). Il documento, riferisce l’agenzia di stampa statale Abi, “indica che tenendo conto delle proiezioni statistiche, risulta possibile che il candidato Morales sia al primo posto e che il candidato Carlos Mesa abbia il secondo. Tuttavia, risulta improbabile statisticamente che Morales abbia ottenuto il 10% di differenza per evitare un ballottaggio”.

Luis Almagro, il segretario generale dell’Osa, ha fatto sapere che nella fase di organizzazione di un nuovo voto “il mandato del presidente Evo Morales non deve essere interrotto”. In un comunicato, Almagro ha suggerito alle parti in conflitto di “operare nel rispetto delle norme”, esprimendo la sua “solidarietà con il popolo boliviano”. “La situazione nel Paese – ha aggiunto – esige agli attori governativi (prima di tutto) e ai politici delle differenti opzioni, così come a tutte le istituzioni di operare in adesione alla Costituzione con responsabilità e rispetto dei metodi pacifici”. In questo ambito, ha concluso, “si intende che i mandati costituzionali non devono essere interrotti, compreso quello del presidente Morales”.

Intanto, Luis Fernando Camacho, uno dei principali leader dell’opposizione boliviana, presidente del ‘Comité pro Santa Cruz’, ha annunciato oggi che lo sciopero a tempo indeterminato indetto dai comitati civici continuerà fino alla rinuncia del presidente e del suo vice Alvaro Garcia Linera. In una conferenza stampa Camacho ha inoltre chiesto la rinuncia di tutti i deputati e senatori eletto il 20 ottobre scorso e dei membri del Tribunale supremo elettorale (Tse). Quando questo avverrà, ha aggiunto, dovrà assumere la guida del Paese una Giunta di governo eletta fra persone di rilievo del Paese.

La legge boliviana prevede che un candidato può vincere le presidenziali al primo turno con il 50% più uno dei voti o, in alternativa, con un risultato in vantaggio minimo del 10% sul secondo. Quando erano all’83%, le proiezioni mostravano una tendenza verso il ballottaggio del 15 dicembre. Ma la diffusione dei dati è stata interrotta per quasi 24 ore e quando è ripresa lo scenario era favorevole a Morales. Un episodio che l’opposizione ha definito una “burla alla democrazia”. Anche il vice capo della delegazione di osservatori dell’Unione europea, Jorg Schreiber, ha chiesto al governo di fare urgentemente chiarezza sull’accaduto.

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