Due commissari dell’azienda di costruzioni Astaldi Stefano Ambrosini e Francesco Rocchi, sono indagati per corruzione in atti giudiziari dalla Procura di Roma insieme all’asseveratore della procedura, il professore Corrado Gatti. La Guardia di Finanza ha anche svolto perquisizioni (il 30 ottobre) e sta verificando l’ipotesi di accusa. Secondo il procuratore aggiunto Paolo Ielo, affiancato nell’indagine dall’aggiunto Rodolfo Sabelli e dai sostituti Fabrizio Tucci, Rosalia Affinito e Gennaro Varone, ci sarebbe stata una richiesta da parte di un commissario, Francesco Rocchi (ritenuta dall’accusa condivisa però anche da Ambrosini) di ottenere da parte di Gatti l’asseverazione nella sua relazione di un compenso più elevato, pari a circa 12 milioni di euro a testa, come remunerazione per il loro incarico di commissari.

Il terzo commissario della procedura Vincenzo Ioffredi non è indagato né coinvolto nei fatti. La Procura in una nota precisa che “l’accertamento dei fatti mira a garantire che l’intera procedura sia tenuta indenne da ogni possibile illecito, ove sussistente, e comunque da ogni eventuale dubbio a tale riguardo”. L’indagine, proseguono da Piazzale Clodio, riguarda persone fisiche “e non coinvolgono le attività tuttora in corso dell’azienda”.

Per comprendere la struttura dell’accusa bisogna tenere presente come funziona la procedura fallimentare del concordato preventivo. L’asseveratore o attestatore è una figura ibrida introdotta dalla legge del 2005. Viene nominato dal debitore, cioè in questo caso da Astaldi, ma deve essere indipendente e terzo nell’attestare appunto la correttezza e sostenibilità del piano di risanamento presentato al tribunale fallimentare e ai creditori. E’ sostanzialmente il garante della coerenza dei numeri del piano di risanamento. Per questa sua funzione di garanzia quindi deve essere terzo e indipendente. Prima e a prescindere da questa indagine, qualcuno aveva sollevato dubbi sulla terzietà di Gatti che è membro del consiglio di amministrazione di Banca Intesa, grande creditore di Astaldi e protagonista del suo piano di rilancio da parte del gruppo Salini: il cosiddetto “Progetto Italia“.

Un anno fa c’è stata la presentazione della richiesta di concordato al tribunale fallimentare di Roma. Il 5 agosto, il tribunale di Roma, presidente della sezione fallimentare Antonino La Malfa, giudice delegato Angela Coluccio, ha ammesso Alstaldi alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale, proprio sulla base di un piano e di una proposta di concordato presentati da Astaldi sulla base dell’offerta irrevocabile di acquisto di Salini.

L’inchiesta della Procura di Roma quindi interviene su un’operazione importante e in un momento particolarmente delicato. Astaldi vanta 10mila dipendenti, un fatturato di 3 miliardi e un portafoglio ordini di venti miliardi. Il piano di salvataggio del secondo gruppo italiano delle costruzioni si basa sull’Offerta irrevocabile di acquisizione ricevuta dal primo gruppo, cioé Salini Impregilo. Nell’offerta Salini stima che siano coinvolte nell’operazione ‘Progetto Italia’ ben 500mila persone, interessate direttamente o indirettamente, alla sorte delle società nazionali e internazionali dei due gruppi.

Il tribunale ha ammesso il concordato e fissato l’adunanza dei creditori per l’approvazione al 6 febbraio 2020. Proprio ora si scopre che due dei tre commissari sono indagati con l’accusa di corruzione per avere chiesto all’attestatore di quel piano, il professore ordinario di economia aziendale de La Sapienza, Corrado Gatti, l’asseverazione di un compenso più elevato rispetto ai minimi.

Il commissario Francesco Rocchi, un commercialista romano, secondo i pm, sarebbe stato protagonista della richiesta effettuata nei primi giorni di febbraio 2019 e intercettata dalla Guardia di Finanza. I compensi dei commissari sono commisurati all’attivo e al passivo. Poiché Astaldi vanta debiti per 3 miliardi e mezzo, è evidente che il compenso, per quanto la percentuale sia minima, è molto elevato, anche dividendolo per tre.

Rocchi avrebbe chiesto a Gatti di inserire nella sua relazione un’indicazione sui compensi pari ai medi di tariffa e non ai minimi, il compenso in tal modo sarebbe salito da circa 21 milioni a circa 36 milioni in totale, 12 milioni a testa.

Nella relazione di Gatti sulla prima proposta di concordato presentata dopo quella telefonata effettivamente sarebbe stata inserita l’indicazione dei medi di tariffa, cioè 36 milioni diviso tre. Poi successivamente però i compensi sono stati ridotti ai minimi nel piano aggiornato presentato a giugno del 2019 e recepito dal Tribunale ad agosto. Nella versione finale infatti si torna ai minimi di legge, circa 21 milioni di euro.

La corruzione ovviamente va tutta dimostrata. L’ipotesi sarebbe che il pubblico ufficiale Rocchi, perché tali sono ritenuti i commissari, avrebbe chiesto d’accordo con Ambrosini un’utilità al privato, cioè al professor Gatti, e che in qualche modo così facendo avrebbe asservito la funzione di soggetto pubblico che doveva recepire la proposta di concordato inclusa la relazione dello stesso Gatti, nominato dall’impresa privata Astaldi.

Astaldi è una società quotata in Borsa e il 5 agosto il tribunale di Roma, con apposito decreto, ha ammesso la Società alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale, approvando il piano e la proposta concordataria presentati da Astaldi e asseverati da una relazione di Gatti.

E’ evidente la delicatezza dell’indagine. Per l’approvazione dell’offerta irrevocabile ricevuta da Salini Impregilo, il tribunale ha fissato l’udienza con i creditori e il voto per il 6 febbraio 2020. Al momento i pagamenti ai commissari comunque non sono stati effettuati. Intanto il commissario Rocchi si è dimesso rivendicando la correttezza del proprio operato e non volendo “creare alcun potenziale pregiudizio alla procedura al cui buon esito è legata la salvaguardia di migliaia di posti di lavoro”, come ha dichiarato lui stesso al Fatto Quotidiano.

C’è poi un secondo filone di indagine. In questo caso il reato contestato sarebbe l’istigazione alla corruzione nei confronti di Stefano Ambrosini e di un professionista romano, Marco Costantini. La tesi dell’accusa, anche qui fondata su intercettazioni telefoniche, è tutta da dimostrare. Ambrosini avrebbe pensato di dare un incarico a Costantini. Però, poiché questo professionista è considerato vicino al presidente della sezione fallimentare del tribunale Antonino La Malfa, i due avrebbero pensato a uno stratagemma. Il presidente La Malfa, che non c’entra nulla nell’indagine e che era ignaro di tutto, non avrebbe gradito la nomina di un suo amico da parte di Ambrosini (da lui nominato commissario) in una procedura che ricadeva sotto la sezione da lui diretta. Allora, sempre secondo l’ipotesi d’accusa, Ambrosini avrebbe pensato di dare l’incarico a una società terza che poi avrebbe fatto lavorare e guadagnare Marco Costantini. All’insaputa del giudice La Malfa. Anche in questo caso si tratta di situazioni molto tecniche e complesse, difficili da inquadrare in fattispecie penali.

L’indagine riguarda personalità molto stimate nella sezione fallimentare e più in generale dalle istituzioni romane. Marco Costantini, per esempio, è stato incaricato del ruolo di asseveratore nella procedura concorsuale di Atac. In sostanza ha svolto per l’azienda del trasporto pubblico del Comune di Roma lo stesso ruolo rivestito da Gatti per Astaldi.

Stefano Ambrosini è praticamente il professionista più importante del settore. Nel 2011 Berlusconi lo ha nominato commissario straordinario di Alitalia con altri due professionisti. Il ministro dello Sviluppo del governo Renzi Federica Guidi lo ha nominato commissario straordinario di Tirrenia e Siremar. Inoltre è nominato anche in molte altre procedure: Itavia, Infocontact, Bertone SpA, Consorzio Asa. Svolge il ruolo di commissario giudiziale oltre che in Astaldi alla Fondazione Salvatore Maugeri Irccs, al Porto di Imperia, alla Fashion Network del Gruppo Burani e anche alla Grandi Molini Italiani.

Aggiornato da Redazione Web il 9 novembre 2019 alle 18.00

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