Corneliani, azienda del settore della moda e dell’abbigliamento maschile di lusso con sedi a Mantova e Milano e filiali negli Usa e in Cina, ha deciso di tagliare 130 posti di lavoro a Mantova in un anno. L’annuncio shock è arrivato nella serata di mercoledì 6 novembre, al termine della presentazione in Confindustria locale del piano industriale a Rsu e sindacati, attraverso un comunicato stampa dell’azienda che ha inserito i 130 esuberi nel piano triennale di riorganizzazione e trasformazione della società. Le organizzazioni dei lavoratori hanno proclamato due giorni di sciopero e assemblee, iniziati oggi (giovedì 7 novembre) e hanno già scritto a Comune, Prefettura, Regione, ministero dello Sviluppo economico per informarli di quanto sta accadendo. L’adesione all’astensione dal lavor, nel primo giorno di agitazione, è stata del 95 per cento.

Piano predisposto dal management della società fondata dalla famiglia mantovana Corneliani nella seconda metà degli anni Cinquanta e dal 2016 controllata per il 51 per cento dal fondo internazionale d’investimento Investicorp (fondo di private equity basato a Londra che gestisce capitali arabi, famoso nel lusso per aver rilanciato Tiffany e Gucci), con il 49 per cento rimasto alla famiglia fondatrice. I 130 esuberi corrispondono al 28 per cento della forza lavoro di Mantova (454 dipendenti, mentre sono più di mille in tutte le sedi). In particolare nel piano è prevista l’uscita di 72 operai e 58 impiegati, rispettivamente il 17 per cento e il 38 per cento dei totali delle rispettive categorie. “Il processo di modernizzazione dell’azienda – si legge nel comunicato diffuso dall’azienda – permetterà anche di ottenere significativi risparmi di costi operativi che serviranno a liberare risorse per esprimere al meglio le potenzialità del brand Corneliani”. Nel piano sono previsti investimenti per 18,5 milioni di euro in tre anni.

Dura la reazione dei sindacati che contestano il piano industriale e chiedono investimenti, il confronto con la proprietà e l’immediato ritiro dei 130 esuberi. “Si tratta – spiega Michele Orezzi, segretario provinciale di Filctem Cgil – di un piano industriale inaccettabile che fa recuperare gran parte delle risorse necessarie per gli investimenti attraverso il taglio dei posti di lavoro e i conseguenti risparmi. Ci aspettavamo un piano industriale, ma ci siamo trovati di fronte a una mera ristrutturazione aziendale. Chiediamo di parlare immediatamente con la proprietà, con un interlocutore serio e non con un amministratore delegato arrivato in riunione senza più deleghe e con il ruolo di direttore generale. L’azienda ha bisogno di investimenti e non di tagli”. Gli fa eco Daniele Soffiati, segretario generale di Cgil Mantova che chiede garanzie sul mantenimento del polo di Mantova come centrale nell’attività dell’azienda: “Bisogna ragionare sugli investimenti – spiega Soffiati – e sulle possibilità reali del mantenimento dell’azienda a Mantova, che deve essere la priorità. Deve essere, inoltre, chiaro che la Corneliani non può essere rilanciata con gli esuberi”.

Il sindaco di Mantova, Mattia Palazzi, attraverso una nota diffusa dalla propria pagina Facebook, ha ribadito l’inaccettabilità del piano con 130 esuberi e ha promesso di difendere “con le unghie e con i denti le lavoratrici e i lavoratori della Corneliani. Ci metterò tutto il cuore, la tenacia e la diplomazia di cui dispongo. Tutta la città lo farà. Oggi ho parlato con i sindacati, ho già informato la viceministro dello Sviluppo economico, venerdì sarò con le lavoratrici e i lavoratori della Corneliani e mi sono attivato per chiedere un incontro ai rappresentanti del fondo internazionale”.

L’azienda, in una nota ufficiale, ha specificato che “il piano punta a riaffermare i valori e il dna del brand Corneliani e la trasformazione della storica sede produttiva di Mantova un polo di eccellenza della manifattura tessile d’alta gamma del made in Italy. La riorganizzazione permetterà all’azienda di essere più agile e pronta a rispondere rapidamente alle esigenze dei clienti, anticipando le nuove necessità determinate dall’evoluzione del mercato, proteggendo al tempo stesso le competenze artigianali e sartoriali specializzate che esprime il territorio mantovano e una tradizione che si rinnova da oltre 60 anni”.

Articolo Precedente

Ex Ilva, le 5 domande chiave per capire la crisi: le promesse di ArcelorMittal nel 2018, lo scudo penale, il mercato dell’acciaio e gli operai

next
Articolo Successivo

Ex Embraco, i lavoratori protestano all’Eicma di Milano: “La Ventures non ci paga gli stipendi, è inaffidabile. Serve nuovo investitore”

next