Un terzo polo dopo la batosta in Umbria di Pd e M5s. O meglio, visto che il nome evoca progetti non proprio fortunati nella storia politica italiana, un polo Bianconi-Fora in consiglio regionale che non sia legato né ai dem né ai Cinquestelle. Il progetto è stato annunciato giovedì da Andrea Fora, presidente di Confcooperative ed ex candidato dem in Umbria prima di fare un passo indietro e favorire la corsa dell’imprenditore di Norcia, Vincenzo Bianconi, poi sconfitto dal centrodestra di Donatella Tesei. Fora lo ha scritto in un lungo post su Facebook in cui, dopo essersela presa con il Pd reo di aver fatto “accordi a tavolino a Roma sulla pelle dei cittadini umbri”, ha lanciato il suo movimento civico insieme al candidato Bianconi: “Io guardo al futuro dell’Umbria e lavoro al progetto che a breve presenteremo per dare continuità al grande sforzo messo in campo dal nostro movimento civico in questo periodo – ha scritto il presidente di Confcooperative – L’unica cosa che mi interessa è costruire proposte serie che cambino la vita dei nostri cittadini e delle nostre comunità. E lo faremo con tutto l’impegno che potremo”. A quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, Fora e Bianconi si sono visti nei giorni scorsi e per decidere il da farsi: con ogni probabilità sarà formato un gruppo autonomo in consiglio regionale che avrà Fora come capogruppo e dovrebbe chiamarsi “Patto Civico-Energia Pulita”.

Un movimento alternativo a Pd e M5S – La nascita del nuovo movimento fuori dall’istituzione del consiglio regionale è ancora da tracciare, ma il principio guida sarà quello di non disperdere le 16mila preferenze ottenute dalla lista di Bianconi (di cui Fora era capolista) alle ultime elezioni. Obiettivo: parlare a tutti quei cittadini umbri “che non si riconoscono più nei partiti, dalla Lega al Pd passando per il M5s”. In consiglio regionale saranno loro due gli esponenti del nuovo “polo” a fare opposizione alla nuova giunta leghista di Tesei, mentre al Pd e al Movimento 5 stelle resteranno rispettivamente cinque e un consigliere. L’idea di Fora è quella di superare le logiche di partito a Palazzo Cesaroni: “E’ incredibile che dopo neanche due giorni dal disastro dei partiti di centro sinistra già qualcuno stia litigando nel Pd per accaparrarsi i rimasugli delle cariche istituzionali della minoranza e per riprendersi il controllo di un partito ormai agli sgoccioli – continua Fora – Niente, non c’è speranza”. Poi ha lanciato il nuovo “polo”: “Noi faremo un’altra cosa. Mentre loro litigano per le poltroncine diventate sgabellini monchi, continueremo a parlare con le persone, in viaggio per l’Umbria. E costruiremo un progetto vero di cambiamento. Quello che abbiamo provato a fare in questi pochi mesi, questa volta con più tempo, senza ingombri, con i contenuti e i progetti. Che è quello che sappiamo fare”.

Il nuovo movimento di Fora e Bianconi è la conseguenza della pesante sconfitta elettorale subita il 27 ottobre dalla coalizione Pd-M5s che, per la prima volta, avevano deciso di allearsi a livello regionale dopo la formazione del governo Conte 2. A inizio settembre il Pd aveva lanciato proprio Fora – che in Umbria poteva contare su un cospicuo pacchetto di voti soprattutto nel mondo cattolico – e lui aveva già fatto partire la campagna elettorale a colpi di slogan ambientalisti: “Energia pulita per l’Umbria” era stato il motto. Poi però il M5s aveva posto un veto sul suo nome perché troppo legato al centrosinistra e dopo diversi rifiuti eccellenti – da Brunello Cucinelli a Francesca Di Maolo passando per Catia Bastioli e la sindaca di Assisi, Stefania Proietti – la scelta di dem e grillini era ricaduta sul presidente di Federalberghi Umbria, Vincenzo Bianconi. La sfida però era improba e prima dell’ultima settimana di campagna elettorale celebrata con l’ormai famosa “foto di Narni”, sia Nicola Zingaretti che Luigi Di Maio avevano dato per persa l’ex regione rossa facendosi vedere poco in Umbria. Nelle urne la sconfitta dell’alleanza giallorosa è stata ancora più pesante del previsto: 57 a 37 per l’ex sindaca di Montefalco, Donatella Tesei.

Il caos nel Pd dopo le elezioni – Se alle urne la batosta ha riguardato soprattutto il Movimento 5 stelle che ha dimezzato i suoi voti rispetto alle Europee di maggio (dal 14 al 7%) e addirittura ridotto a un quarto le preferenze in regione rispetto alle politiche del 2018 in cui aveva preso il 28%, è nel Pd (comunque al 22% rispetto al 24% di maggio) che si sta consumando uno psicodramma interno con la richiesta di dimissioni immediate del commissario Walter Verini, arrivato a Perugia dopo lo scandalo “Sanitopoli” di aprile e vero regista dell’accordo Pd-M5a. Il primo a chiedere il passo indietro del commissario è stato il sindaco dem di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, che si è anche auto-candidato alla segreteria del Pd: “Verini deve sparire subito”, ha detto subito dopo la sconfitta elettorale.

Il commissario viene messo nel mirino anche da altri due nomi di peso del Pd umbro, il sindaco di Città di Castello, Luciano Bacchetta, e soprattutto Andrea Vannini, non eletto in consiglio regionale e proconsole della viceministra Anna Ascani in regione: anche secondo quest’ultimo, Verini dovrebbe “sparire e andare a casa” dopo “la più grande sconfitta mai subita dal Pd in Umbria”. Ad agitare il sonno dei dem regionali ci pensa anche Italia Viva che sta reclutando amministratori e consiglieri comunali sul territorio, da qualche giorno riuniti in una chat Whatsapp: ci sono il sindaco di Pietralunga, Mirko Ceci, i senatori Nadia Ginetti e Leonardo Grimani, il vicesindaco di Corciano, Lorenzo Pierotti, e molti altri. In prima fila per entrare nel movimento di Renzi c’è anche l’ex governatrice Catiuscia Marini, indagata per abuso d’ufficio, favoreggiamento, falso e rivelazione del segreto d’ufficio: “In futuro si vedrà, sto pensando cosa fare – ha fatto sapere nei giorni scorsi – sicuramente voterò il partito più riformista e garantista”.

Twitter: @salvini_giacomo

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