Aveva sette anni quando alle 11.32 del 31 ottobre del 2002 una scossa di terremoto di magnitudo 6 fece crollare la scuola dove stava facendo lezione assieme ai compagni, a San Giuliano di Puglia, uccidendo 27 bambini e una maestra. Veronica D’Ascenzo è sopravvissuta a quella tragedia e ora, diciassette anni dopo, è diventata maestra: “Ho voluto fare un lavoro – ha spiegato a Tagadà su La7 – che mi desse modo di ricambiare tutta la solidarietà che ho ricevuto: l’insegnante riesce ad arrivare nel cuore di ogni allievo e mette le basi per quello che sarà l’adulto di domani. Io vivo serenamente, mi sveglio sempre col sorriso. E ricordo ogni giorno i miei compagni morti quel giorno, gli angeli di S. Giuliano, in chiave positiva”.

Capelli biondi e un bel sorriso aperto, Veronica ha ripercorso quanto accadde quel tragico giorno: “Dovevamo festeggiare Halloween – ha ricordato – la prima ora ho avuto la maestra Carmela, poi mancava la maestra della seconda ora e siamo stati divisi in altre classi, io ero capitata in prima e mi sono trovata in fondo alla classe. Ad un certo punto sentimmo una scossa fortissima: rimasi immobile in piedi, il rumore era assordante, vidi le finestre rompersi e l’insegnante con il volto terrorizzato. Vidi poi parte della parete che mi veniva addosso, a quel punto ho perso i sensi. Sotto le macerie era tutto buio ma avevo la testa protetta da un tavolo diverso dai soliti banchi. Quella è stata la mia salvezza”. Più tardi la bambina ha ripreso conoscenza e sentito la voce della sua amica Rachele, “ci siamo mantenute sveglie – ha raccontato davanti alle telecamere – abbiamo parlato. Un adulto in una situazione del genere va in panico, mentre è la calma che bisogna mantenere. Capivo che era una situazione strana ma non avevo capito la gravità, non avevo capito che la scuola mi era caduta addosso, per me la scuola era la quotidianità il mio centro, era impossibile che mi cadesse addosso”.

Le bambine sono rimaste otto ore tra le macerie. “Mi sentivo molto stanca, avevo ferite, sentivo il mio sangue in gola e a volte mi sentivo soffocare. In certi momenti perdevo i sensi anche perch c’era un forte odore di gas – ha raccontato Veronica – speravamo che venisse qualcuno a prenderci”. L’unica parte che non aveva sepolta dalle macerie, oltre la testa, era una mano: “Riuscivo ad allungarla e sentivo la mano di Martina, l’altra mia amica, aveva una manina paffuta e morbida. La chiamavo e non mi rispondeva, le stringevo il dito che a poco a poco diventava sempre più freddo. Ma io in quel momento pensavo che Martina stesse dormendo…”.

Le ricerche furono lunghe, poi le due bambine sono state ritrovate. “Quando ho visto una spiraglio di luce, mi è sembrato di rinascere. Dopo è stato detto che se fossero passati altri 15 minuti non c’e l’avrei fatta. Ho chiamato aiuto con tutte le mie forze”. Di quella classe si sono salvate solo Veronica, Rachele e la maestra. A S. Giuliano manca l’intera generazione del ’96 sono morti tutti i bimbi della prima elementare. “La mia è stata una infanzia difficile – ha concluso Veronica – ho dovuto lavorare sulla perdita di mio cugino e dei miei amici. La fortuna è stata avere vicino persone che ci hanno arricchito, come il personale della Protezione Civile e i vigili del fuoco che mi hanno salvato, se sono viva è anche grazie a loro. Per questo quando mi sono trasferita a Roma per l’università ho voluto fare un lavoro che mi desse modo di ricambiare la solidarietà ricevuta: l’insegnante”.

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