Fusione approvata. Secondo il Wall Street Journal, Fca e Psa si uniranno in una nuova società: John Elkann sarà il presidente mentre Carlos Tavares l’amministratore delegato. Il consiglio di amministrazione di Psa ha già dato il via libera, mentre quello di Fca è previsto in serata. Psa dovrebbe avere sei posti nel cda, mentre a Fca ne andranno cinque. I governi americano e francese sono stati informati e l’annuncio è atteso per domani. L’operazione, come si è visto subito, piace ai mercati: a Piazza Affari il titolo Fca ha concluso la seduta con un balzo del 9,53% a 12,87 su livelli che non vedeva da aprile. Hanno chiuso in rialzo anche la holding Exor (+4,6% a 65 euro) e, a Parigi, Psa (+4,53% a 26 euro).

Il valore in Borsa – Molti dettagli dell’operazione, che porterà alla nascita del quarto costruttore al mondo con 8,7 milioni di auto vendute, sono noti e somigliano a quelli del progetto poi saltato con Renault. Fca starebbe valutando 5 miliardi di euro di dividendi straordinari, mentre la società francese – che tra suoi advisor ha Mediobanca – potrebbe decidere per lo spin off o la vendita del 46% nella società di componentistica Faurecia. Complessivamente il nuovo gruppo franco-italiano avrebbe una capitalizzazione in borsa intorno ai 45 miliardi euro e un fatturato stimato in 184 miliardi di euro. Nel 2018 Psa ha venduto 3,9 milioni di veicoli e ha registrato un giro d’affari di 74 miliardi di euro mentre Fca ha venduto circa 4,8 milioni di veicoli e ha registrato un fatturato di 110 miliardi di euro. Insieme Psa e Fca rappresentano quattordici marchi diversi: Fiat, Chrysler, Alfa Romeo, Abarth, Lancia, Maserati, Jeep, Srt, Dodge e Ram Trucks da un lato e dall’altro Peugeot, Citroen, Ds, Opel e Vauxhall. Nel 2018 l’utile netto di Fca si è attestato a 3,6 miliardi di euro mentre quello del gruppo francese a 3,3 mld di euro. Complessivamente il nuovo colosso occuperebbe oltre 400mila dipendenti: sono infatti 211 mila i dipendenti attuali di Psa e circa 198.500 quelli di Fca.

Le reazioni di Francia e Italia – Lo Stato francese, che detiene circa il 12% di Psa attraverso BpiFrance, sarà “particolarmente vigile” – spiega il ministero dell’Economia – su occupazione, governance e impronta industriale della nuova società. Il nuovo gruppo automobilistico dovrà confermare gli impegni già esistenti sulla “creazione di una filiera industriale europea delle batterie”. “C’è attenzione, del ministro Patuanelli e di tutto il governo, rispettoso di una trattativa di mercato ma anche consapevole che stiamo parlando di un’industria importantissima per il Paese”, spiega il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. “Stiamo osservando quello che accade. E’ una operazione di mercato, credo sia corretto non rilasciare dichiarazioni”, aggiunge il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli.

I sindacati – Sul fronte sindacale sono prudenti ma positivi i commenti in Italia, mentre in Francia i torni sono più duri. È pesante la bordata di Jean-Pierre Mercier, rappresentante del sindacato francese Cgt nel gruppo Psa. “La fusione sarebbe nell’interesse degli azionisti. Noi non smetteremo di combattere per i nostri interessi, tutti devono esserne consapevoli”, ha spiegato aggiungendo che, a suo avviso, l’operazione può “mettere a rischio i posti di lavoro, gli stipendi, i diritti collettivi dei dipendenti in Francia e in Italia“. “Siamo davanti a una operazione che se va in porto è davvero imponente, davvero importante, per l’azienda e per il Paese. Speriamo si riesca a concludere positivamente”, osserva la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan. Per il numero uno Fim, Marco Bentivogli, “ci possono essere sovrapposizioni, ma un buon piano industriale di integrazione può superarle garantendo occupazione stabile in Italia”. “Le priorità sono rilanciare sviluppo e produzione in Italia e tutelare l’occupazione”, ribadisce Michele De Palma, segretario nazionale Fiom e responsabile automotive. “Devono esserci piani che prevedano sviluppo e non riorganizzazione e sacrifici per gli stabilimenti italiani”, avverte il segretario della Uilm, Rocco Palombella. “Il possibile accordo apre scenari positivi. Quando c’è crescita non ci possono essere preoccupazioni”, commenta Roberto Di Maulo, segretario generale Fismic.

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