Tutto ruota attorno alla parola “segreto”. Ha fatto riflettere, e a qualcuno perfino storcere il naso, la decisione di Papa Francesco di modificare il nome dell’Archivio Segreto Vaticano in Archivio Apostolico Vaticano. Come ha spiegato lo stesso Bergoglio motivando la sua decisione, “il termine secretum, entrato a formare la denominazione propria dell’istituzione, prevalsa negli ultimi secoli, era giustificato, perché indicava che il nuovo Archivio, voluto dal mio predecessore Paolo V verso il 1610-1612, altro non era che l’archivio privato, separato, riservato del Papa. Così intesero sempre definirlo tutti i Pontefici e così lo definiscono ancora oggi gli studiosi, senza alcuna difficoltà. Questa definizione, del resto, era diffusa, con analogo significato, presso le corti dei sovrani e dei principi, i cui archivi si definirono propriamente secreti”.

Per il Papa, “finché perdurò la coscienza dello stretto legame fra la lingua latina e le lingue che da essa discendono, non vi era bisogno di spiegare o addirittura di giustificare tale titolo di Archivum Secretum. Con i progressivi mutamenti semantici che si sono però verificati nelle lingue moderne e nelle culture e sensibilità sociali di diverse nazioni, in misura più o meno marcata, il termine secretum accostato all’Archivio Vaticano cominciò a essere frainteso, a essere colorato di sfumature ambigue, persino negative”.

“Avendo smarrito il vero significato del termine secretum e associandone istintivamente la valenza al concetto espresso dalla moderna parola ‘segreto’, in alcuni ambiti e ambienti, anche di un certo rilievo culturale, tale locuzione ha assunto l’accezione pregiudizievole di nascosto, da non rivelare e da riservare per pochi. Tutto il contrario di quanto è sempre stato e intende essere l’Archivio Segreto Vaticano, che – come disse il mio santo predecessore Paolo VI – conserva ‘echi e vestigia’ del passaggio del Signore nella storia. E la Chiesa non ha paura della storia, anzi la ama, e vorrebbe amarla di più e meglio, come la ama Dio!”. Parole che il Papa aveva già usato annunciando la sua decisione di aprire gli archivi del pontificato di Pio XII.

Sicuramente in questi ultimi anni la denominazione di Archivio Segreto Vaticano ha alimentato, soprattutto nella letteratura fantastica che ruota attorno al mondo dei sacri palazzi, l’esistenza di chissà quali misteri inconfessabili da non poter essere divulgati per nessuna ragione al mondo. Francesco ha voluto, invece, minare queste supposizioni dalle fondamenta, sostituendo l’aggettivo segreto con apostolico. Una decisione in linea con quella di aprire gli archivi sul pontificato di Pacelli, anche per smentire finalmente e in modo radicale tutte le accuse che soprattutto il mondo ebraico continua a muovere contro Pio XII e i suoi silenzi nei confronti del nazismo. Accuse che ancora oggi bloccano la causa di beatificazione e di canonizzazione di Pacelli.

Come ha ricordato il cardinale archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, José Tolentino Calaça de Mendonça, dalle colonne de L’Osservatore Romano, “Leone XIII, nel 1881, ebbe lo straordinario coraggio e la profonda lungimiranza di aprire progressivamente agli studiosi di tutto il mondo la consultazione dei documenti raccolti nell’Archivio Vaticano. Si trattò davvero di coraggio e lungimiranza perché con quella decisione, superando anche non poche resistenze interne, il Papa infranse il clima di assedio nel quale le vicissitudini della storia e della cultura avevano confinato la Chiesa e la Santa Sede. E lo fece con un gesto che ci appare oggi di fiducia nell’intelligenza e nella rettitudine umana”.

Il porporato ha anche spiegato che “la decisione di Papa Francesco di mutare, nella denominazione dell’Archivio, l’aggettivo ‘segreto’ in ‘apostolico’ è in piena continuità con quella di Leone XIII e dei suoi successori. Il connotato fosco e opaco che ormai accompagna nella sensibilità e nell’immaginario il termine ‘segreto’ rendevano necessario questo passo, dal momento che si è smarrito il valore originario di ‘segreto’, cioè semplicemente di ‘privato’ (secretum da secernere, quindi ‘riservato’, cioè a disposizione del sovrano e del suo governo)”. Basterà questo cambiamento del nome per fugare ogni mistero? C’è da scommettere che anche in futuro ci sarà chi continuerà a sostenere l’esistenza di segreti, più o meno oscuri, all’interno dei sacri palazzi.

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