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Agenti uccisi a Trieste, come è potuto accadere? Ci sono due domande a cui rispondere

Agenti uccisi a Trieste, come è potuto accadere? Ci sono due domande a cui rispondere
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di Fabio Anselmo e Ilaria Cucchi

Il dolore delle famiglie dei due giovani agenti di polizia che hanno ieri perso la vita nell’adempimento del dovere, merita rispetto. Merita fatti e non parole. Merita provvedimenti seri e non spot pseudo elettorali.

Oggi il segretario generale del Sap (sindacato autonomo di polizia), Stefano Paoloni, denuncia pubblicamente i problemi di malfunzionamento delle fondine in dotazione agli agenti della polizia di Stato. Fa addirittura specifico riferimento anche a quelle che aveva in dotazione uno dei due ragazzi di cui oggi si piange la morte. Quel che dice merita più di una riflessione.

A suo dire vi sarebbero stati seri problemi di sicurezza che avrebbero innescato la terribile tragedia di Trieste. La punizione esemplare dei responsabili, oltre a essere una questione riservata alla magistratura, non li risolve certamente. Come è potuto accadere che una singola persona, all’interno della Questura di Trieste, possa essersi impadronita di una pistola d’ordinanza di un agente di polizia per poi uccidere lui stesso e un suo collega?

Ce lo spiega Paoloni. Ma al segretario generale del sindacato autonomo di polizia vogliamo rivolgere due semplici domande:

1. perché, quando lo stesso problema di mancanza di sicurezza lo denuncia Chef Rubio, l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che tanto pratico è di divise d’ordinanza della polizia, gli dà poi dello stupido?

2. perché non si è occupato di questo problema il suo predecessore Gianni Tonelli che è stato eletto deputato nella ex maggioranza di governo proprio del ministro Salvini? Era forse troppo impegnato a occuparsi delle nostre famiglie o a presenziare e intervenire in processi che non lo riguardavano?

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