“Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze“, aveva detto Gianni Tonelli, già segretario del Sindacato autonomo di polizia, di Stefano Cucchi. Una dichiarazione arrivata dopo l’assoluzione in secondo grado (poi parzialmente annullata in Cassazione) per i medici, gli infermieri e gli agenti di penitenziaria (definitivamente assolti) imputati per la morte del trentenne romano nel reparto detentivo dell’ospedale Pertini di Roma. Ora Tonelli, neoeletto alla Camera con la Lega, è stato condannato per le sue parole. Il tribunale di Bologna gli ha inflitto 500 euro di multa per la diffamazione nei confronti della sorella e dei genitori del geometra che fu arrestato per droga per la cui morte è iniziato da poco il primo grado del processo bis: quello in cui sono imputati i carabinieri. Al centro della vicenda, due video che Tonelli aveva pubblicato su Facebook, commentando un altro caso giudiziario in cui sono contrapposti lo stesso Tonelli e la famiglia Cucchi per le dichiarazioni rilasciate in alcune interviste.

“Tonelli, specialista del fango sulle famiglie di vittime di abusi e ora promosso a parlamentare”, ha scritto in un post Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, “ha fatto e fa politica sulla nostra pelle. Ora aspetto di incontrarlo al tribunale di Roma, dove sarà a processo per imputazione coatta assieme ai sui colleghi Maccari e Capece per aver offeso più volte me e la mia famiglia”. Il riferimento è al procedimento, disposto dal gip romano Elisabetta Pierazzi il 7 febbraio 2017, nei confronti del segretario del Sappe Donato Capece, del segretario del Coisp Franco Maccari e proprio di Tonelli. I primi due avevano dichiarato in più interviste che “la famiglia aveva abbandonato Cucchi”, mentre il terzo che il geometra romano era responsabile “di avere condotto una vita dissoluta”.

Il deputato, candidato capolista della Lega nel collegio plurinominale di Bologna, ha annunciato che farà ricorso. “Per me sarebbe più comodo pagare per estinguere il reato”, ha dichiarato Tonelli su Facebook, “ma non mi faccio intimidire. Le querele nei miei confronti vengono ormai fatte con il ciclostile per tapparmi la bocca. Io parlo per verità, verità che sono negli atti processuali anche se a qualcuno danno fastidio”. A tappargli la bocca, però, ora ci prova il tribunale.

Tonelli non era nuovo a dichiarazioni simili. Il 30 aprile 2014, per esempio, aveva affermato di aver “applaudito con convinzione i miei colleghi condannati ingiustamente“, durante il congresso del Sap a proposito degli agenti che – dice la Suprema corte – causarono la morte di Federico Aldrovandi. E sugli eventi del G8 di Genova del 2001, costati all’Italia più condanne per “atti di tortura” da parte della Corte europea per i diritti umani, nel luglio dell’anno scorso Tonelli aveva dichiarato che “una città è stata distrutta, ma ci si è concentrati unicamente sulle responsabilità della Polizia”. Critiche anche sul reato di tortura, introdotto nell’ordinamento italiano a luglio 2017 e bollato così dal deputato durante una manifestazione di protesta organizzata dal Sap: “L’obiettivo della legge è difendere non la brava gente, ma fornire strumenti ai delinquenti. Le vera vittima di questa legge sono le persone perbene”.

Riceviamo e pubblichiamo dall’onorevole Gianni Tonelli:

“Per quella che è stata e continua ad essere la mia attività sindacale, ho ricevuto decine di querele e non mi sono mai fatto intimidire, così come non mi farò intimidire in questo caso, perché la mia è una battaglia di verità. Le querele nei miei confronti vengono ormai fatte con il ciclostile e l’unico obiettivo è quello di tapparmi la bocca. Io parlo per verità, verità che sono riscontrabili negli atti processuali, anche se a qualcuno queste danno fastidio. Un decreto penale di condanna, sottintende una valutazione superficiale, in quanto io non sono stato nemmeno ascoltato. Non mi turba, né preoccupa, dormirò sonni tranquilli. Anzi, dirò di più: per me sarebbe più facile oblare estinguendo il reato, come se fosse una sanzione amministrativa per divieto di sosta. Invece no, mi opporrò al provvedimento affinché sia illuminata la vera verità. La Signora Cucchi ne sta già facendo una bandiera, ma resterà delusa. Di questo ne sono sicuro e posso giocarmi lo stipendio. Se la signora Cucchi si vuole giocare quello che ha ricevuto a risarcimento io non ho problemi”.

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