Li conoscete i Pixies, vero? Black Francis e soci sono tornati. Da qualche giorno è possibile ascoltare sulle varie piattaforme Beneath the Eyrie, il settimo album di inediti della formazione americana. La notizia del disco e del tour imminente offrono in verità l’occasione per parlare della band e di quanto sia stata fondamentale per le dinamiche musicali scaturite sul finire degli anni 80 e arrivate ai giorni nostri.

In “nove punti nove“, proverò “a copiare e incollare” i 30 anni di carriera di un gruppo la cui parabola merita di essere celebrata anche attraverso le pagine di questo blog, attivo sin dal 2011.

1. Gli esordi ricalcano comunemente la storia di molti gruppi. Due amici, Charles Thompson e Joey Santiago, nel gennaio del 1986, anziché dedicarsi allo studio, preferiscono strimpellare. Lo fanno a Portorico dove “fingono” di essere studenti fuorisede. Una volta tornati in patria, l’esigenza di strutturarsi come band li porterà a mettere un annuncio sul quotidiano locale.

Sarà Kim Deal l’unica persona a rispondere e, per sua candida ammissione, dirà peraltro di non aver mai nemmeno provato a suonare un basso. Ma anche questo è comune agli esordi di molti musicisti: la totale inadeguatezza allo strumento viene sovente colmata dalla personalità e dall’attitudine. David Lovering, amico batterista di Kim, da lì a breve completerà l’organico.

2. Ma che genere musicale suonano i Pixies? Considerando il periodo in cui nascono, non è semplice rispondere. Forse potrebbe essere canonico rock and roll al cui interno fluttuano differenti contaminazioni? Di certo c’è che Black Francis le idee le aveva chiare sin dalla giovane età: “Sono stato fortunato – dice – già alle elementari venivo spinto verso la musica, anche se non ho mai preso una lezione; più che altro, crescendo, mi sono lasciato ispirare dai dischi che compravo”.

3. “Scrivo canzoni da quando ho 12 anni, Here Comes Your Man l’ho scritta che ne avevo quattordici e non è l’unica” dice l’artista. La musica dei Pixies trova quindi le proprie radici nell’adolescenza del suo mentore, sebbene poi lo stile che la definisce non sia propriamente cristallizzato a quel periodo: “Il nostro modo di intendere la musica – dice – è andato a regime dopo aver ascoltato attentamente gente come Pere Ubu, Violent Femmes, Husker Du, Iggy Pop, tanto per citarne alcuni”.

4. A credere in loro è un certo Ivo Watts-Russel. Anche questo è un nome che dovreste conoscere: in altre parole è il padre fondatore della casa discografica 4Ad. Ivo nasce come dipendente del negozio di dischi della Beggars Banquet Records, ma è stato anche musicista e compositore con il progetto This Mortal Coil (prendete nota). In sintesi, la 4Ad si distingue per la ricerca musicale insita nelle produzioni: Cocteau Twins, Dead Can Dance, Bauhaus, Tv on the Radio, The National sono i primi che vengono in mente. La lista è lunghissima e traccia solchi indelebili; pezzi di storia autentica. Parliamo di una realtà che andrebbe diffusa e spiegata sui banchi di scuola.

5. La discografia prevede alcuni step importanti. Dopo un fantastico Ep d’esordio (Come on Pilgrim, 1987), si susseguono, in stecca, Surfer Rosa (1988) e Doolittle (1989). Per capire l’esatto valore di questi due album è sufficiente guardare – in primis – entrambe le copertine. Parliamo di opere d’arte strettamente connesse ai contenuti musicali: un lavoro compatto, in grado di elaborare la bellezza su piani differenti.

6. Chi frequenta negozi di dischi può testimoniare che di molti gruppi ci s’innamora, ancor prima di ascoltarli, osservandone semplicemente la copertina. Ciò accadeva perché un tempo la realizzazione della “fatica” discografica includeva ogni singolo aspetto; nulla veniva lasciato al caso. Le immagini di un disco, in un contesto come questo, va da sé fossero parte fondamentale del progetto.

Le cover dei Pixies sono curate dall’illustratore Vaughan Oliver e dal fotografo Simon Larbalestier. È sufficiente osservarle per capire che in quelle immagini si celi un lavoro d’insieme, elaborato in perfetta commistione con la band. Stiamo parlando di una visione generale delle cose andata malauguratamente perduta nel tempo, visto il progressivo smantellamento dell’immaginario musicale.

7. Il secondo step discografico traghetta la band all’interno dei meandri musicali degli anni 90. I Pixies si affacciano a quella decade come realtà consolidata e di riferimento; un gruppo decisamente rispettato. Kurt Cobain non perde occasione per citarli (e saccheggiarli), ma sono numerosi quelli che si ispirano ai quattro. Negli anni 90 la formazione produrrà Bossanova e Trompe Le Monde. Saranno tiepidi i riscontri della critica, sebbene ambedue le produzioni consolideranno il successo di vendita. Ma on stage i ragazzi spaccano: i live sono una vera e propria dichiarazione d’intenti.

8. Antologie, live, Ep. Per arrivare ad un disco di inediti (Indy Cindy), occorre aspettare il 2014, mentre il successivo Head Carrier verrà pubblicato nel 2016. In questo lasso di tempo (23 anni) ne succedono di tutti i colori. Scioglimento della band, carriere soliste, altre band, riappacificazioni, nuove separazioni. Kim Deal e Black Francis litigano; a Francoforte il leader, durante l’esibizione, scaglierà la chitarra contro Deal, interrompendo di fatto la comunicazione tra loro (“Una testarda rompiscatole”, disse).

Ma poi fanno pace e dal 2004 fino al 2012 tornano insieme con il consueto riscontro di pubblico. L’idillio terminerà definitivamente nel 2013. La Deal recupererà le Breeders, mentre Francis, prima con Kim Shattuck (The Muffs) e poi con Paz Lenchantin (A Perfect Circle, Zwan), restituirà un futuro ai Pixies.

9. Ora il ritorno è dettato dal settimo disco, realizzato ancora una volta con Tom Dalgety presso i Dreamland Recording Studios nello stato di New York; una ex chiesa isolata e suggestiva dove vi hanno registrato negli anni numerosi artisti, quali The B-52’s, Misfits, Nick Cave and The Bad Seeds, Fleet Foxes e molti altri.

Una chiesa che a quanto pare è stata in grado di influenzare la lavorazione del disco sotto differenti aspetti: a cominciare dal titolo, legato al ritrovamento di un grosso nido d’aquila davanti alla location. Infine c’è la copertina, curata ancora una volta da Simon Larbalestier, della quale è facile innamorarsi. Vorrà forse dire qualcosa?

I Pixies saranno in tour anche in Italia per Dna Concerti: a Bologna l’11 ottobre, al Paladozza e il giorno dopo, il 12, a Torino, presso Officine grandi riparazioni.

Vi lascio la playlist di nove canzoni dei Pixies a corredo del post. Buon ascolto.

9 canzoni 9 … dei Pixies

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