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Bologna, racket delle pompe funebri dentro gli ospedali: chiesto il giudizio per 50 imputati

È stata fissata per il 29 novembre davanti al gup la prima data dell’udienza preliminare dell’inchiesta che, a gennaio aveva portato all'arresto di 27 persone
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Si spartivano, secondo la procura di Bologna, i defunti dei due principali ospedali cittadini, il Maggiore e il Policlinico Sant’Orsola-Malpighi, e a “libro paga” avevano infermieri, che fornivano clienti, e dipendenti delle imprese funebri, che convincevano i parenti e finalizzavano le pratiche. È stata fissata per il 29 novembre davanti al gup la prima data dell’udienza preliminare dell’inchiesta che, a gennaio, ha portato alla luce un ipotizzato racket delle pompe funebri, con due cartelli di imprese. Il pm Augusto Borghini ha chiesto il rinvio a giudizio per 50 imputati, 41 persone fisiche e nove società.

Il 16 luglio sono state emesse 19 sentenze di patteggiamento, con pene che da un anno e quattro mesi a quattro anni. Giancarlo Armaroli, titolare della ditta Armaroli Tarozzi, ha patteggiato a quattro anni, mentre Massimo Benetti, presidente del Cif (Consorzio imprese funebri), ha patteggiato tre anni e sei mesi. Assieme a loro hanno chiesto e ottenuto il patteggiamento altre 17 persone, parte dei 74 indagati, tra persone fisiche e società, a cui lo scorso aprile Borghini aveva notificato l’avviso di fine indagine, accusandoli a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione, dichiarazione fraudolenta, false comunicazioni sociali, riciclaggio e rivelazione di segreti d’ufficio.

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