Sono tante le storie e molteplici i personaggi che raccontano la Lombardia nel secondo appuntamento di Italia.doc, il documentario realizzato dai giornalisti del Fatto Quotidiano con Loft Produzioni, il ramo di produzione televisiva della Società Editoriale Il Fatto, disponibile in esclusiva su www.tvloft.it e sulla app Loft dal 18 settembre dopo quello dedicato alla Sardegna. Il racconto della regione si snoda in cinque diverse tappe e affronta varie tematiche. Davide Oldani apre le porte del D’O di Cornaredo, il ristorante da lui diretto, a pochi km da Milano, raccontando la sua visione di cucina, ma anche l’amore per la sua città: “Milano è una città che lavora, che cresce, una città che include le persone”. Secondo lo chef stellato questa inclusione la si percepisce anche dalla diversità culinaria che oggi il capoluogo lombardo offre, dando la possibilità di sperimentare delle cucine diverse da quella italiana: “E’ da queste cose che vedi quanto sia inclusiva Milano”. Dalla cucina si passa poi all’architettura attraverso il racconto dell’architetto Emilio Battisti, che racconta l’innovazione urbanistica di Milano da un punto di vista critico. Secondo Battisti il Bosco verticale, piazza Gae Aulenti e il modello della “Milano city life” hanno determinato la perdita identitaria della città. “Con questi nuovi interventi la città è stata omologata, perché quegli interventi sono a Milano, ma potrebbero essere altrove con lo stesso tipo di efficacia”.

Il documentario narra anche delle difficoltà di Campione d’Italia, piccolo territorio svizzero in provincia di Como, che da anni è protagonista delle cronache a causa della vicissitudini del casinò, unico introito economico dell’intera cittadina e di proprietà esclusiva del Comune. “Campione stava in piedi con i soldi del casinò, quindi chiuso quello, qui non entra più un centesimo”. A raccontare le preoccupazioni e le difficoltà sono proprio i cittadini del Comune, che spiegano come sia praticamente impossibile vivere in un Paese in cui tutto è rapportato alla realtà economica svizzera: “Per una pagnotta di pane ho speso circa 5 franchi, più o meno 4,50 euro. Qui tutto è diverso, c’è un paniere svizzero che non ha niente a che vedere con il paniere italiano” spiega Caterina Ferrari, ex dipendente della casa da gioco. “Alcuni ci reputano dei privilegiati per le nostre retribuzioni. Ma la differenza è che noi viviamo in un contesto svizzero e quei 4.500 franchi che prendevamo di stipendio ci permettevano di sopravvivere”, continua ancora un’altra ex dipendente. Il tour della regione procede verso Cisano Bergamasco, piccola cittadina in provincia di Bergamo. Qui a parlare è il sindaco Andrea Previtali. Nato e cresciuto sul territorio, il sindaco leghista ricorda le origini della Lega quando i militanti sognavano la secessione, raccontando poi la sua esperienza, come primo cittadino, sul tema dell’immigrazione. Il sindaco di Cisano Bergamasco è stato infatti protagonista di una “battaglia” portata avanti insieme ad altri sindaci dei comuni limitrofi contro la Curia, che voleva far alloggiare dei migranti all’interno di un collegio ormai in disuso. “Dare loro un blocco non significa essere razzisti. Se avessimo avuto la possibilità di offrire un lavoro, degli alloggi e una vita dignitosa a queste persone sarebbe stato un conto, ma ingannarli non è giusto”.

L’ultima storia è infine affidata alla voce di Alessandra Dolci, procuratore aggiunto a capo della Direzione distrettuale antimafia di Milano, che espone le dinamiche legate alla criminalità organizzata della ‘Ndrangheta sul territorio lombardo, da tempo ben radicata al Nord: “La criminalità organizzata di stampo mafioso ha cambiato pelle, opera sottotraccia ed è alla ricerca di consenso. Quello che crea consenso è fare impresa, mettere a disposizione del mondo imprenditoriale una serie di servizi come lo smaltimento dei rifiuti o servizi apparentemente legali come il recupero crediti”, sostiene la Dolci. L’edilizia è uno dei settori in cui la ‘Ndrangheta si è maggiormente infiltrata a causa della convenienza economica che dalla stessa criminalità organizzata viene garantita: “Molti imprenditori mi hanno detto di affidare le commesse alle imprese calabresi perché fanno prezzi appetibili e i cantieri sono sicuri, non rubano neanche un chiodo – osserva la procuratrice lombarda – Attualmente sono state arrestate circa 200 persone, per cui abbiamo ancora molto lavoro da fare”.

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