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Milano, pm presenta ricorso in appello contro assoluzioni di 4 dirigenti di Lealtà azione: avevano manifestato con saluti romani

Le motivazioni della decisione del giudice: "Le manifestazioni erano esclusivamente dirette alla commemorazione dei defunti e non avevano finalità di restaurazione fascista"
Milano, pm presenta ricorso in appello contro assoluzioni di 4 dirigenti di Lealtà azione: avevano manifestato con saluti romani
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Il pm di Milano Piero Basilone ha presentato ricorso in appello contro le assoluzioni di 4 dirigenti di Lealtà azione, tra cui uno dei leader dell’associazione di estrema destra, Fausto Marchetti, decise dal Tribunale di Milano a fine aprile nel processo con rito abbreviato. I quattro estremisti erano imputati per una manifestazione del 25 aprile 2016 con saluti romani al campo X del cimitero Maggiore di Milano dove sono sepolti i caduti della Repubblica Sociale, ma erano stati assolti. Il pm Basilone, che ora ha presentato ricorso dopo la deposizione delle motivazioni, aveva invece chiesto 4 condanne a 3 mesi. Si era trattato della manifestazione che nei giorni del 24 e 25 aprile, mentre l’Italia festeggiava la Liberazione, ha visto militanti di estrema destra radunarsi al cimitero milanese dove sono sepolti 1400 caduti di Salò.

Le “manifestazioni, certamente con indubbia simbologia fascista“, ha scritto il giudice dell’ottava corte penale, Alberto Nosenzo, nelle motivazioni dell’assoluzione depositate a fine giugno, erano “esclusivamente dirette alla commemorazione dei defunti” e non avevano “finalità di restaurazione fascista”, anche perché mancava “il requisito del pericolo concreto”. Il giudice ha anche riqualificato il reato da “manifestazione discriminatoria” previsto dalla Legge Mancino in “manifestazione fascista” previsto dalla Legge Scelba, prima di assolvere gli imputati.

Nosenzo, inoltre, citando giurisprudenza sia della Consulta che della Cassazione, ha sostenuto che le “manifestazioni fasciste” punite dalla legge Scelba devono essere “circoscritte a quelle che si traducono in comportamenti di spiccata valenza ideologica concretamente idonei e prodromici rispetto alla riorganizzazione del disciolto partito fascista”. La manifestazione a cui hanno preso parte gli imputati al cimitero Maggiore, invece, secondo il giudice, non ha “travalicato il ristretto ambito della commemorazione dei defunti, non assumendo così connotati di pericolo concreto”.

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