Una piccola, necessaria premessa: comunicare il cambiamento climatico non è facile, gli eventi che si stanno succedendo sono talmente drammatici e su scala così enorme che la cronaca di ciò che accade rischia di innescare un tale panico in chi legge che alla fine si tende paradossalmente a rimuovere l’emergenza più grande. Eppure resta un dato di fatto: i giornali italiani, così come la politica, così come l’opinione pubblica, si sono disinteressati del cambiamento climatico per anni e continuano a farlo ancora oggi, limitandosi a dare le notizie più macroscopiche, spesso senza nessuna spiegazione o approfondimento.

Così è stato, in questi giorni, per la notizia dello scioglimento impressionante e allarmante dei ghiacciai della Groenlandia. Un evento dalle conseguenze poco chiare persino per gli scienziati, che potrebbe innestare reazioni a catena inimmaginabili, sia dal punto di vista della temperatura che dell’innalzamento dei mari. Qualcosa è cambiato nel dibattito politico? Qualcuno è intervenuto a dire che la prima cosa di cui occuparsi oggi è questa, per la nostra stessa incolumità e sopravvivenza? No. I giornali continuano a riportare la cronaca politica e quella nera, tutto continua come se niente fosse. Una rimozione di massa che solo gli psicoanalisti possono aiutarci, forse a spiegare.

Ovviamente, però, nel dramma, non poteva mancare la polemica sul nulla, ovvero quella su Greta Thunberg, che ha scelto di attraversare l’Atlantico per partecipare al summit sul clima di New York con una barca a vela. Quella di Pierre Casiraghi del Principato di Monaco. Non sono mancate le solite banali accuse dai soliti noti giornalisti di centrodestra, a cui si è aggiunto un tweet velenoso di Diego Fusaro: Greta radical chic, Greta che ha barca griffata invece di una qualunque, Greta che non capisce solo le persone ricche possono permettersi il lusso di impiegare quindici giorni per andare negli Stati Uniti.

Ma le critiche più pesanti, stavolta, sono arrivate dal giornalista australiano Andrew Bolt che, attaccando la sua scelta di viaggiare su uno yacht da regata, ha accusato Greta di essere mentalmente disturbata e i suoi follower di essere membri di una setta guidata da una ragazzina trattata come guru. Greta si è difesa da sola senza problemi, ma il caso Bolt dimostra come chi non sa nulla di clima, chi ha un atteggiamento del tutto antiscientifico – e molti giornalisti, purtroppo, ce l’hanno – non sappia fare altro che attaccarsi ai dettagli, o criticare una ragazzina simbolo di una protesta accorata e appassionata portata avanti nell’indifferenza di chi dovrebbe prendere le decisioni.

È vero: sapere che un ghiacciaio si sta sciogliendo è una notizia che crea panico e di fronte alla quale soprattutto ci si sente impotenti. Perché quello che possiamo fare noi – dalla differenziata all’acquisto di un’auto ecologica, dal volare di meno al non sprecare, dal ridurre drasticamente la carne al non usare plastica – al momento non fermerà lo scioglimento dei ghiacciai. Ma è compito soprattutto di chi riporta le notizie raccontarle in maniera adeguata, nel giusto contesto, spiegando le cause del fenomeno e intervistando esperti che indichino cosa fare. E soprattutto seguire il tema nel tempo, monitorarlo. Tutte cose che i media italiani non fanno, lasciando le persone o nell’ignoranza più totale – gravissimo – o abbandonati a una sensazione di impotenza e disperazione, perché la notizia viene data in maniera brutale e senza spiegazioni. Oppure, il peggiore peggio, spostando l’attenzione su un falso nemico, come Greta, come se fosse lei, di fronte a tanta devastazione il problema. Sarebbe forse anche il caso di chiarire la questione del “disturbo” di Greta, l’Asperger. Per approfondire il tema consiglio di leggersi il libro edito da Mondadori La mia casa è in fiamme, sulla storia familiare di Greta.

Nel libro viene fuori, secondo me con chiarezza, che esiste una deriva in Svezia, così come forse anche da noi, che spinge le istituzioni sanitarie a eccedere nelle diagnosi di patologia, spesso su richiesta degli stessi genitori, che si sentono rassicurati dall’avere un’ “etichetta” per qualsiasi disturbo. Così a mio parere è accaduto per Greta e sua sorella che, da quanto si deduce dal libro, potrebbero avere ricevuto una diagnosi frettolosa. Questo dovrebbe spingere a prendere ancor più con le pinze eventuali accuse a Greta basate sulla sindrome di Asperger. In ogni caso, non c’è dubbio che Greta che lotta per il pianeta è più sana di mente di chi assiste indifferente alla sua distruzione, nella convinzione sbagliata che ciò riguardi altri e che lui potrà continuare indisturbato a fare la propria vita: questo sì che, invece, è un atteggiamento profondamente disturbato.

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