Sei mesi ancora per ragionare di criticità, ma anche di possibilità. Nel presentare l’abituale rapporto sui risultati produttivi e finanziari del primo semestre dell’anno, Fca ha scelto l’ultimo giorno utile di luglio per proporre ai mercati un segnale di solidità e strategia. Ciò che serviva per rispondere al fallimento della trattativa di fusione con Renault, oppure per riconquistare quel potere contrattuale di chi vedeva l’operazione utile, ma non vitale. “Continuiamo a dire che restiamo aperti alle opportunità, ma sopravviviamo anche da soli, Sarebbe stata una grande opportunità per noi e per Renault, ma non era una cosa necessaria per noi. Il nostro business plan continua anche senza la fusione, anche se avrebbe beneficiato di significative sinergie”. Questa la posizione dell’amministratore delegato Mike Manley in una nota a corredo di risultati ritenuti dalla Borsa positivi per il gruppo.

I ricavi netti sono diminuiti del 3% fino a quota 26,7 miliardi, i veicoli consegnati a livello mondiale si attestano alla cifra di 1.157.000, con una flessione dell’11%, ma l’utile netto è salito del 14% a 793 milioni. “Stiamo continuando a rafforzare la disciplina nella gestione dei costi, degli stock, delle iniziative commerciali e dei processi di pianificazione del prodotto” spiega Manley, che ricorda “la forte performance in Nord America e in America Latina, con una robusta domanda per i nuovi prodotti e passi compiuti per gestire con disciplina le attività”.

Dunque il segno di Fca nella sua prima semestrale 2019 richiama una strategia di razionalizzazione dei costi, degli approvvigionamenti e dei servizi a livello mondiale, in attesa che si chiarisca l’orizzonte dell’offerta di prodotti del gruppo nel vecchio continente. Resta cruciale l’investimento annunciato nello stabilimento di Mirafiori a Torino per la produzione della nuova Fiat 500 elettrica a batteria (BEV), l’attesa si preannuncia lunga: “Non ci sono dubbi che la seconda parte dell’anno sarà impegnativa, anche perché non sono previsti in Europa lanci di nuovi modelli. Il team dell’area ha fatto progressi soprattutto sul fronte dei costi, abbiamo molto lavoro da fare”.

C’è pressione, inutile negarlo. Del resto, secondo i dati ufficiali, nel primo semestre 2019 le vetture vendute da Fca in Europa sono state 531.272, con una flessione del 9,5% rispetto all’analogo periodo del 2018. All’andamento negativo sfuggono solo Jeep e Lancia, con quest’ultima che resta però un marchio commercializzato solo in Italia e che dispone di un solo modello in listino.

Scendendo nei particolari Fiat ha venduto 376.064 vetture, con un calo del 10.2% e una quota di mercato che passa dal 5% a 4,6%. Leggera crescita per Jeep, che si ferma a 89.379 unità vendute, + 1,8%, mentre per Alfa Romeo si delinea una situazione critica, con le vendite crollate a 27.702 unità contro le quasi 50 mila dello stesso periodo del 2018, ovvero  -42%. Risultati positivi per Lancia, che ha venduto 34.767 Ypsilon, registrando una crescita percentuale del +27,4%, ma virtuale a livello continentale.

Altrettanto negativo il bilancio relativo alle vendite nel nostro Paese, con il gruppo FCA nel suo complesso ha registrato nel primo semestre 2019 un calo delle vendite del 12 per cento, ovvero 268,234 unità e una quota di mercato pari al 24,79%. Fiat segna 170.606 vetture vendute, -14,86%, Jeep 47.073, -2,06% , mentre Alfa Romeo crolla da 27.279 a 14.402 contratti, ovvero – 47,20%. Novità invece per Maserati, con le consegne in calo del 46% nel secondo trimestre 2019 ma per la quale “sono stati approvati investimenti finalizzati al lancio di dieci prodotti tra il 2020 e il 2023″.

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