I segugi di Libero, guidati dal baldo direttore Pietro Senaldi, hanno scritto una pagina memorabile del giornalismo italiano. Hanno fatto uno scoop epocale e da oggi Bob Woodward e Carl Bernstein ci sembreranno due pettegoli di condominio. I segugi di Libero hanno mostrato la loro tempra di cronisti d’assalto, duri e puri. Il lavoro deve essere stato tosto. Hanno setacciato per ore e ore con il loro sguardo indagatore e furbo, da faine, a cui nulla sfugge, le foto scattate a Carola Rackete, il 18 luglio scorso. Quel giorno l’ex capitana della Sea Watch 3 indagata per favoreggiamento di immigrazione clandestina si è presentata in Procura con pantaloni e maglietta nera. Gli svegli segugi di Libero hanno guardato le foto e hanno sentito subito puzza di bruciato.

Impavidi e senza alcun timore di frantumarsi le pupille sul pc, pervasi da indefessa abnegazione, hanno cercato sulla maglietta nera e fina della teutonica capitana qualche macchia di sugo, qualche alone di sudore, qualche strappino, qualche tratto scolorito del tessuto che riscuotesse nelle coscienze italiche lo stesso scandalo, la stessa indignazione che pervadeva le loro mamme quando li beccava a uscir di casa in abiti non consoni al ben pensare. I nostri eroi ricordano ancora con traumatico rammarico gli scappellotti e i calci nel culo che accompagnavano le energiche grida materne: “ohh ma che si va in giro così?”. Invece sono andati oltre il trauma infantile, il sugo, il sudore e lo strappino sul cotone e hanno scoperto un “dettaglio sfuggito a molti” (così hanno scritto), ovvero ai comuni mortali, ai giornalisti banali che fanno inchieste su corruzione, inquinamento ambientale, mafie, eccetera.

Ora lo rivelerò, onorata e umile portavoce di meriti giornalistici altrui. Consiglio a tutti coloro che non sono stati beneficiati da questa perla di giornalismo maschio di sedersi. Restate calmi, prendete un grappino e i più fragili si facciano tenere la mano da un fidato amico, perché questa è roba forte da far tremare le vene e i polsi. Siete pronte? Siete pronti? Carola Rackete non portava il reggiseno durante l’interrogatorio in Procura.

Ebbene sì. La svergognata, la malafemmina indomita, la “comunista tedesca” con “sfrontatezza senza limiti” (scrivono i nostri eroi della stampa) prima ha denunciato Matteo Salvini, tutto proclami e distintivo, eppoi è andata a deporre in Procura senza lingerie. Anarchica e ribelle come le sue tette, contemplate lungo (molto a lungo) dalla redazione di Libero che ha costruito una notizia con sprezzo del ridicolo.

@nadiesdaa

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