Ursula von der Leyen è la nuova presidentessa della Commissione europea, la prima a ricoprire questo incarico. È stata eletta ma con soli 383 voti a favore a fronte della maggioranza necessaria prevista di 374. Quindi per soli 9 sì. I contrari sono stati 327 con circa 75 franchi tiratori all’interno della sua stessa maggioranza. “Mi sento molto onorata, sono sopraffatta, la fiducia che riponete in me la riponete nell’Europa, un’Europa forte e unita da est a ovest, da nord a sud, pronta a combattere per il futuro invece che contro se stessa – ha detto dopo l’annuncio dell’elezione da parte del presidente del Parlamento, David Sassoli -. Il compito che dovrò affrontare pesa su di me ed il mio lavoro comincia adesso”, ha detto poco dopo la proclamazione. E sul fatto che la maggioranza che l’ha portata a palazzo Berlaymont sia risicata ha detto in conferenza stampa: “In politica la maggioranza politica è la maggioranza. Solo qualche settimana fa non mi conosceva nessuno, molti eurodeputati erano risentiti per la questione del processo dello Spitzenkandidat, voglio lavorare con questo Parlamento”.

Franchi tiratori fra socialisti e liberali – A favore di Ursula si è espresso lo schieramento delle forze pro-europee rappresentato dal gruppo dei Popolari, di cui fa parte la tedesca, dai Socialisti e democratici e da Renew Europe, i liberal-centristi di Macron, ma in maniera tutt’altro che compatta. Tra i tre gruppi sono infatti mancati circa 75 europarlamentari, fra franchi tiratori, che hanno cercato di impallinare la candidata, e schede bianche. Nel luglio del 2014 Jean-Claude Juncker fu eletto con una maggioranza ben più comoda: 422 sì e 250 contrari. Poco prima del voto i socialisti avevano annunciato che avrebbero dato il loro assenso a Ursula poi è arrivato il chiarimento di Sylvie Guillaume, eurodeputata socialista francese e vice-presidente del Parlamento europeo: “La maggioranza del gruppo voterà a favore ma non è una posizione unanime”. Contrari verdi, Gue e sovranisti. Ma soprattutto nel Pse sono covati i mal di pancia, con molte delegazioni nazionali – a partire da quella tedesca, ma anche francese, olandese, austriaca, greca e belga – contrarie alla conferma di von der Leyen. Sulla linea del sì s’erano assestati anche i Liberali mentre il gruppo dei sovranisti Identità e democrazia – di cui fa parte la Lega, il partito di Marine Le Pen e i tedeschi di Afd – alla fine non si è spaccato e ha bocciato compatto la futura inquilina di Palazzo Berlaymont. Chiusura verso la candidata presidente fin dall’inizio era stata espressa anche dai Verdi e dalla sinistra Gue. La neo presidente della Commissione col 51,27% dei voti ha ricevuto un consenso inferiore rispetto ai suoi predecessori Jean-Claude Juncker, che ottenne il 56,19% dei voti della plenaria di Strasburgo, e José Barroso, che nel suo secondo mandato ebbe il 51,9%. 

M5s: “Noi ago della bilancia”. Salvini: “Asse col Pd gravissimo” – Decisivi a suo favore sono stati i 14 eurodeputati del M5S, non organici alla maggioranza a Strasburgo, senza i quali le sarebbe mancato il quorum necessario di 374 voti. Al sì dei pentastellati si è contrapposto il no della Lega, con i partiti di governo in Italia che si sono quindi spaccati. “Senza i nostri voti, determinanti, oggi saremmo davanti a una crisi istituzionale senza precedenti in Europa”, si legge in una nota della delegazione 5 Stelle al Parlamento europeo. “Siamo stati l’ago della bilancia, abbiamo condizionato in positivo l’agenda della prossima Commissione europea che avrà il salario minimo, la lotta al cambiamenti climatici, la riforma del regolamento di Dublino e nell’attribuzione di maggiori poteri al Parlamento europeo le proprie priorità, tutte battaglie portate avanti dal Movimento 5 Stelle da anni”. Poi aggiungono che “su queste riforme saremo inflessibili, ci aspettiamo da Ursula Von der Leyen una accelerazione nella loro approvazione per dimostrare a tutti i cittadini europei che il cambiamento è possibile. Il voto di oggi certifica che a Bruxelles non c’è una maggioranza, sui singoli dossier faremo pesare i nostri voti e le nostre idee per il bene dell’Italia e dei cittadini italiani”. Ma il sostegno alla presidente della Commissione Ue accende la polemica con l’alleato di governo. “È gravissimo il voto europeo – attacca Salvini -: Von der Leyen passa grazie all’asse Merkel, Macron, Renzi, 5stelle. Avrebbe potuto essere una svolta storica: la Lega è stata coerente con le posizioni espresse finora, ha tenuto fede al patto con gli elettori e difende l’interesse nazionale”. Con il voto di oggi i due partiti di governo prendono strade diverse in Europa e si apre formalmente anche la partita dei commissari, con la Lega che ora si ritrova nel delicato compito di convincere la nuova presidente ad accettare un suo esponente pur avendole votato contro. E il premier Conte, come aveva già fatto nei giorni scorsi dichiarandosi a favore di von der Leyen, è soddisfatto dell’esito della votazione: “È un inizio incoraggiante. Ma è solo l’inizio. Apprezziamo le proposte programmatiche della Presidente in direzione di un’Europa finalmente più solidale, più rispettosa dell’ambiente e più sicura rispetto ai traffici illeciti e alla migrazione illegale. Consapevole del suo ruolo come Paese fondatore Ue, l’Italia intende fare la sua parte affinché l’Europa sappia rinnovarsi e torni a mettere i cittadini al centro del suo futuro”. Di certo il primo segnale della presidenza è la fine dell’incarico di segretario generale della Commissione Ue per il controverso Martin Selmayr. Una regola non scritta prevede infatti che segretario generale e presidente della Commissione non siano della stessa nazionalità.

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