Cultura

Ugo Gregoretti morto, addio al celebre regista, attore e giornalista: aveva 88 anni

Gregoretti ha sempre mostrato la virtù dell’intelletto curioso e il coraggio di una scelta professionale considerata indecente: lavorare per la televisione

di Davide Turrini

Addio Ugo Gregoretti. L’intellettuale romano, ironico, arguto, culturalmente onnivoro, regista cinematografico e televisivo, giornalista e drammaturgo, aveva 88 anni. Dalla raccomandazione in Rai nel ’53, della quale non ha mai fatto segreto facendola diventare un aneddoto divertente e “normale”, passando per l’altra celebre funzione gregorettiana nella tv di stato (espletando le richieste papali istituì una santa patrona per la Rai, Santa Chiara), e fino alle regie cinematografiche surreali e metaforiche, folli e irregolari degli anni Sessanta, Gregoretti ha sempre mostrato la virtù dell’intelletto curioso e il coraggio di una scelta professionale considerata indecente: lavorare per la televisione. Tre facoltà universitarie intraprese e mai una laurea, ma sempre un’instancabile voglia di produrre, costruire, dettare, ricamare attorno alla nascente tv di stato e al boom del cinema anni Sessanta, Gregoretti vinse diversi premi nel 1960 per un documentario intitolato La Sicilia del Gattopardo tanto che in Rai cominciarono a rivalutarne le capacità registiche e autoriali.

Nel ’61 firma così Controfagotto, una trasmissione “cult” disinvolta in forma e contenuto su temi di attualità, spiccatamente satirica ma mai banale o volgare, con parecchi ospiti ripresi in situazioni curiose (Totò e Franca Faldini nel canile di loro proprietà, la Fallaci a presentare il libro “Il sesso inutile”) che oggi definiremmo “pop” (il “controfagotto” era un omaggio buffo ad una celebre domanda di lascia o Raddoppia?). Esperienze piuttosto atipiche nel panorama ingessato dell’epoca, proprio come Lo Specchio segreto di Nanni Loy, che gli permettono di diventare amico di Roberto Rossellini e di diventare regista di film, di teatro e di opere liriche. Ma attenzione: Gregoretti mantiene quel candore alla Candide condito con sempre un sorrisino sornione e beffardo. Nel 1963 eccolo insieme a Rossellini, Godard e Pasolini divertirsi nel film Ro.Go.Pa.G. Gregoretti dirige Ugo Tognazzi in lotta contro il consumismo (e le auto in autostrada) nel quarto episodio, Il pollo ruspante. Sempre nel 1963 esce Omicron, l’opera prima di Gregoretti, un film di fantascienza interpretato da Renato Salvatori dove gli alieni che vogliono conquistare la terra si impossessano del corpo e della mente di un operaio e dove la satira sociale anticlassista si fa spiritosa ricostruzione del presente politico di quegli anni.

Nel 1968 quando scriverà, dirigerà e interpreterà una piccola parte nello sceneggiato tv Rai Il Circolo Pickwick oltre alla censura e all’ostracismo dell’allora direttore supremo Ettore Bernabei, Gregoretti incontrerà Gigi Proietti con cui instaurerà un felice rapporto di collaborazione, finendo per scrivergli diversi testi per gli spettacoli teatrali comici. Negli anni Settanta, quando comincia ad aderire al Partito Comunista Italiano la vena satirica di Gregoretti si offusca un poco, lasciando spazi alla firma per miniserie tv e sceneggiati un po’ più accigliati e intellettualoidi, e poi per diverse regie di opere liriche nei più importanti teatri d’Italia. Gregoretti rimane l’antesignano di una certa tv libera e spiritosa, arrembante e moderna, almeno nello spirito dei cambiamenti culturali di fine anni cinquanta ed inizio settanta. Un po’ come scrisse Furio Colombo qualche tempo fa: “Far sapere che, per un suo breve e strano periodo, la Rai è stata cultura, innovativa e d’avanguardia. Il Laboratorio aveva qualcosa di magico e di stregato. Perché lì nasceva tutto il nuovo”. 

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