Altro che in via di estinzione: il motore diesel camperà ancora per qualche decennio. Ne è convinto Klaus Fröhlich, membro del consiglio d’amministrazione di BMW con responsabilità su ricerca e sviluppo: “Se entro il 2025 il 30% dei modelli che venderemo sarà elettrificato, allora almeno l’80% dei nostri veicoli avrà ancora un motore a combustione interna, sul quale dobbiamo continuare a investire risorse”.

In altri termini, i motori a gasolio sopravvivranno per almeno 20 anni, mentre i benzina addirittura per più di 30. Una dichiarazione che solo qualche mese fa, specie dopo lo scandalo emissioni, avrebbe generato aspre polemiche. Tuttavia, l’analisi del dirigente BMW sembra confortata dal mercato: “Non tutte le zone della terra sono uguali e alcune sono completamente prive di infrastrutture di ricarica come Russia, Medio Oriente e la parte occidentale della Cina. Qui il nostro gruppo venderà ancora per molti anni auto con propulsori tradizionali”.

La casa bavarese non è la sola fra i grandi costruttori tedeschi a scommettere ancora sul diesel: Audi ha appena lanciato una nuova famiglia di modelli ad alte prestazioni alimentati a gasolio, mentre Mercedes offre la prima soluzione ibrida plug-in che sfrutta un’unità termica turbodiesel. Sarà anche per questa riscoperta fiducia in questa tecnologia tradizionale – pur ottimizzata nel corso degli anni, anche tramite elettrificazione – che nel mese di maggio in Germania, principale mercato auto europeo, il 59,0% delle nuove vetture immatricolate era a benzina, in crescita di appena lo 0,7%, mentre il 33,3% era diesel, con un incremento del 16,2%.

Il diesel, poi, continua a piacere parecchio alle aziende, che lo scelgono per le proprie flotte: secondo i dati di una rilevazione condotta da Econometrica, l’88% delle auto aziendali è turbodiesel. Seguono, con quote molto minori ibrido (5,2%), benzina (4%), metano (2%), GPL (0,5%) ed elettrico (0,3%). Una tendenza che, verosimilmente, potrebbe essere confermata anche negli anni a venire: la ricerca, infatti, ha interrogato i fleet manager circa la tipologia dei mezzi che sostituiranno le odierne vetture diesel nelle flotte nei prossimi anni. Per il 65% del campione, le vetture a gasolio continueranno a farla da padrone, mentre per il 24% punta sui mezzi ibridi. Fanalino di coda, a consistente distanza, le altre alimentazioni.

A remare in favore dei propulsori a gasolio sono, paradossalmente, anche i dati ambientali relativi alla CO2 prodotta dalle automobili, che è in aumento. Nel 2018, l’incremento delle vendite dei modelli a benzina a scapito di quelli diesel ha fatto crescere l’anidride carbonica prodotta mediamente allo scarico dell’1,6%, in salita per il secondo anno consecutivo. Lo dicono i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA). Lo scorso anno sono state immatricolate circa 8,5 milioni di auto a benzina rispetto ai 7,6 milioni del 2017. Nel 2018 sono stati registrate 5,4 milioni di vetture diesel, con un calo di 1,2 milioni rispetto all’anno precedente.

“’Esiste una chiara correlazione tra le vendite di auto diesel o benzina e le emissioni di CO2 – ha detto Erik Jonnaert, segretario generale di ACEA, l’associazione europea dei costruttori – e questo perché i modelli a benzina emettono più CO2 rispetto ai diesel equivalenti. Anche se il divario tra le emissioni medie di CO2 delle auto a benzina e diesel si sta restringendo, l’impatto è ancora significativo perché lo scorso anno sono state vendute circa 1 milione di nuove auto a benzina rispetto al 2017”. In altri termini, senza motori diesel, diventa più difficile centrare gli obiettivi di contenimento della CO2 fissati per gli anni a venire dalla UE. “’Assieme alla forte spinta sui veicoli a propulsione alternativa, non dobbiamo cancellare l’ultima generazione di auto diesel – ha sottolineato Jonnaert – che non solo emettono meno CO2 dei corrispondenti modelli a benzina, ma rilasciano anche basse emissioni inquinanti”.

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