Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna si candidano alle primarie di Forza Italia. Salgono così a tre – l’altro è Giovanni Toti , che ha salutato le contender con un “più siamo, meglio è” – i contendenti per la guida degli azzurri nel dopo-Berlusconi. La vicepresidente della Camera ha spiegato che ‘scende in campo’ ma che “il leader resta Silvio Berlusconi” che “ha indicato un percorso importante, congressuale, un bagno di democrazia, e lo gestiremo con lui”. L’ex ministro dell’istruzione ha invece occorre “ripartire dall’Italia che produce, non da quella che aspetta il reddito di cittadinanza” e chiarisce che la ‘sua’ Fi non sarà “la stampella della Lega, alla quale chiediamo pari dignità” né darà di gomito “alla sinistra come facevano i vecchi partiti di centro”.

Tra la destra di Salvini e la sinistra di Zingaretti “c’è uno spazio enorme” e Forza Italia “si deve attrezzare per una grande campagna di ascolto soprattutto per intercettare quei milioni di italiani che non vanno più a votare”. Poi la prima stoccata a Giovanni Toti, membro del board (ne fanno parte, oltre ai 3 sfidanti, anche Anna Maria Bernini e Antonio Tajani) annunciato da Berlusconi per gestire la fase congressuale: “È partito con il piede sbagliato. Il board non è stato ancora convocato dal presidente Berlusconi e lui già si è mosso comportandosi da leader, dimenticando che è un nominato come tutti noi”. Tuttavia, la decisione di Toti di restare in Forza Italia è stata da lei bene accolta: “La scissione non avrebbe fatto bene al partito”. Gelmini non teme di apparire un terzo incomodo nella corsa delle primarie tra Toti e Carfagna: “Il primo a chiedere le primarie aperte è stato Toti. Magari alla fine saremo anche in 4, in 5, dobbiamo tornare a essere inclusivi”. 

Carfagna si dice consapevole invece “che c’è molto da fare, che il terreno da recuperare è tanto, ma il partito si è rimesso in moto”. Sui territori “c’è entusiasmo e voglia di fare, ma è necessario cambiare le parole d’ordine”. La vicepresidente della Camera aggiunge che Forza Italia deve avere la capacità di “far emergere meglio quanto di buono facciamo, ad esempio ogni giorno in Parlamento, dove deputati e senatori, guidati egregiamente proprio da Gelmini e Bernini, si impegnano senza sosta per avanzare proposte, che però sembrano finire nel cono d’ombra a causa delle continue liti interne alla maggioranza di governo”. Quindi traccia la rotta in vista delle primarie: far tornare Forza Italia al ruolo di “partito stabilizzatore che renda l’Italia un paese affidabile”.

L’allargamento dei candidati è stato salutato con serenità da Toti: “Più candidati ci sono alla contendibilità del centrodestra, più sono assolutamente felice, spero che ce ne siano da fuori Forza Italia, che si aggiungano a noi da tutte le sensibilità di un mondo che si è disperso in questi anni”. Ma di fronte alla fase congressuale c’è anche chi mostra scetticismo. È il caso di Stefano Parisi, leader di Energie per l’Italia e candidato dal centrodestra nel 2015 a sindaco di Milano e poi sfidante di Zingaretti in Regione Lazio: “Se il rinnovamento di Forza Italia si dovesse ridurre a un congresso di apparati, con tessere e voti ponderati, per nominare un coordinatore alla guida di un partito complementare a Salvini, sarebbe solo un modo di prolungare l’agonia”. Per Parisi “bisogna fare una profonda riflessione sul perché l’area liberale e popolare ha perso il rapporto con i propri elettori. Per costruire nuove leadership non bisogna aver paura del voto popolare. Non si tratta di primarie ma solo la volontà di sottoporsi ad un confronto aperto”. 

L’urgenza, secondo il deputato azzurro Alessandro Cattaneo, è invece che Fi inizi “a parlare agli italiani invece che tra di noi in esasperati esercizi di tattica politica”. “Al netto di candidature legittime alle primarie, non ancora convocate e non ancora definite da regole – ha aggiunto – mi sembra che si stia perdendo ulteriore tempo nel discutere intorno a giuste ambizioni personali e non al futuro di Forza Italia e del Paese”. Il deputato di Fi si augura che “dalle riunioni e dagli eventi in calendario possano venir fuori regole credibili e che riescano a garantire il contributo certo e importantissimo di amministratori locali, militanti, giovani, società civile”.

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