Rischia di trasformarsi in un caso internazionale la vicenda di Miguel Duarte, il volontario portoghese di 26 anni sotto processo in Italia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, reato per il quale rischia fino a 20 anni di carcere. Nel corso dei colloqui informali del Consiglio europeo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato il primo ministro portoghese Antonio Costa e hanno discusso il caso.

Il Governo italiano, interpellato sulla vicenda, smentisce che ci sia stato uno scontro tra Roma e Lisbona. Il premier Costa avrebbe chiesto a Conte alcune informazioni sulla vicenda e il capo del governo italiano avrebbe risposto che in Italia la magistratura è indipendente e non è possibile alcuna interferenza dell’esecutivo. Il colloquio tra Costa e Conte è stato “cordialissimo, è durato diversi minuti e si è parlato solo qualche minuto di questo caso”, dichiarano le fonti governative italiane.

La storia, in Portogallo è da mesi sulle pagine dei giornali. Duerte è uno studente di fisica che fa parte della ong tedesca Jugend Rettet. Nel 2017 era stato fermato insieme all’intero equipaggio della nave Iuventa, sequestrata nell’agosto del 2017 dalla Procura di Trapani con l’accusa di traffico di esseri umani. Sequestro confermato ad aprile 2018 dalla Cassazione. Ad agosto 2017, venti avvisi di garanzia erano stati notificati ai  membri dell’equipaggio della nave e a personale delle associazioni Medici senza frontiere e Save The Children. I magistrati avevano evidenziato collusioni fra i trafficanti di esseri umani, i membri della Iuventa e la Guardia costiera libica. L’inchiesta riguarda almeno tre episodi, avvenuti il 18 giugno e il 26 giugno del 2017 e il 10 settembre 2016.

Duerte, ora, rischia fino a 20 anni di carcere. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, a seconda del titolo, prevede pene da 4 a 15 anni. Se le persone immigrate illegalmente sono più di cinque, c’è un’aggravante che aumenta di un terzo la pena. Molte organizzazioni per i diritti umani portoghesi si sono mobilitate in favore del giovane. “Invece di essere considerati alleati, difensori dei diritti umani che prestano il loro aiuto, siamo considerati nemici”, ha spiegato l’organizzazione Amnistia internacional Portugal che si è proposta come osservatore negli sviluppi giudiziari della vicenda. Lo studente portoghese è al centro di una campagna in difesa dei volontari della Jugend Rettet: “Salvare vite non è un crimine”. Una raccolta fondi per la sua difesa legale ha già raccolto più di 42mila euro.

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