YouTube modifica nuovamente le sue policy per la tutela dei minori, scatenando quello che si prevede come un potenziale tsunami. L’azienda ha infatti spiegato sul blog ufficiale che i minori di 13 anni non potranno più fare video in live streaming, a meno che non siano “chiaramente accompagnati da un adulto”. La nuova policy arriva a poche settimane da altri provvedimenti applicati proprio sui minori, che prevedevano la messa al bando di contenuti che incoraggiavano comportamenti pericolosi o inappropriati, come le sfide e gli scherzi pericolosi, e quelli con qualsiasi riferimento sessuale.

I primi provvedimenti hanno già fruttato risultati importanti: come si legge nella nota, “solo nel primo trimestre del 2019 abbiamo rimosso più di 800.000 video per violazioni delle nostre politiche sulla sicurezza dei minori, la maggior parte di questi prima di avere dieci visualizzazioni”.

Foto: Depositphotos

 

L’ondata che seguirà l’annuncio del 3 giugno potrebbe avere risvolti altrettanto importanti. A finire nel mirino sono i minori di 13 anni, ossia quella fascia d’utenza a cui il regolamento preclude esplicitamente l’uso di YouTube, fatta eccezione per l’area “protetta” YouTube Kids. Per capire che la normativa non viene rispettata basta fare qualche ricerca sulla piattaforma video con le chiavi “giocattoli” o “videogiochi”: si troveranno giovanissimi YouTuber non-accompagnati, protagonisti di interi canali video, alcuni dei quali con un seguito di migliaia di follower. I suddetti canali con tutta probabilità sono creati dai genitori, che però non affiancano i piccoli nei video.

Adesso il social ha “lanciato nuovi classificatori (Intelligenze Artificiali che aiutano a identificare tipi specifici di contenuti) sui nostri prodotti live per trovare e rimuovere un maggior numero di questi contenuti“, si legge nel post di YouTube sul suo blog ufficiale. “Gli account appartenenti a persone di età inferiore a 13 anni vengono cancellati una volta scoperti – prosegue la nota- Di fatto, chiudiamo migliaia di account a settimana come parte di questo processo”.

Questo non significa che spariranno tutti i video in cui compaiono minori. A finire sul banco degli imputati sono due elementi: le dirette video e l’età. Le dirette video (live streaming) sono sotto osservazione dal giorno della strage di Chirstcurch in Nuova Zelanda, che era stata trasmessa in diretta su Facebook. Le limitazioni per questo tipo di contenuti si stanno moltiplicando da allora, e l’effetto domino è lontano dall’essere finito.

La questione dell’età è duplice: da una parte i minori di 13 anni non dovrebbero essere su YouTube. Dall’altra si sono verificati gravissimi casi di video in cui apparivano minori, commentati da gruppi di pedofili. L’azienda aveva depennato i commenti non appena individuati e oscurato oltre 400 canali video, ma non era bastato a placare l’ira di molti inserzionisti che hanno tagliato le campagne pubblicitarie.

Questo chiarisce come il provvedimento appena annunciato non sia un’azione punitiva, ma una tutela per proteggere i minori dai pedofili online. Minori che potranno comunque apparire nei video registrati (non in diretta) e che abbiano scopo didattico o per raccomandare giocattoli e videogiochi.

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