Una discarica a valle (e a vista) di uno dei 30 siti archeologici più visitati d’Italia. Sebbene l’intenzione sia di destinarvi, per ora, “solo” rifiuti inerti, vale a dire scarti di costruzioni e demolizioni. La Regione Lazio, su richiesta del Comune di Roma, aprirà a breve una conferenza dei servizi per il “rinnovo” – anche se si tratta di un primo atto – dell’autorizzazione a un impianto di smaltimento rifiuti a Corcolle. Parliamo di una lingua di territorio che fa da propaggine est alla città di Roma e che si inerpica lungo una valle dominata a monte dall’imponenza di Villa Adriana, meravigliosa tenuta imperiale extraurbana del II secolo d.C., conosciuta in tutto il mondo e dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1999. Villa Adriana è anche il “monumento” più visitato dell’hinterland capitolino, dopo la vicina Villa D’Este. Date le premesse, è ovvio che il progetto faccia discutere non poco e abbia allarmato non solo i residenti del quadrante – che ora temono di ritrovarsi con una “nuova Malagrotta” sotto casa – ma anche i comitati che difendono il patrimonio storico-artistico del territorio. Il documento d’indizione della conferenza dei servizi è stato firmato e protocollato il 27 maggio scorso.

Le proteste di inizio decennio – Non è la prima volta che si parla concretamente di una discarica a Corcolle. Il progetto decollò fra il 2011 e il 2012, quando l’allora prefetto di Roma – e commissario per l’emergenza rifiuti – Giuseppe Pecoraro individuò la cava oggi di proprietà della G.M. Pozzolana, come alternativa all’ormai saturo sito di Malagrotta, per accogliere i rifiuti indifferenziati della Capitale. L’ipotesi generò l’indignazione generale e fece scendere in campo anche personaggio della cultura e dello spettacolo. Su tutti l’attore e produttore teatrale Urbano Barberini, discendente della nobile famiglia romana e divenuto per un periodo assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Tivoli, su cui insiste il sito archeologico. “Siamo pronti a ricominciare la battaglia – ha spiegato Barberini a ilfattoquotidiano.it – Purtroppo ciclicamente si torna a parlare della discarica di Corcolle e nelle stesse occasioni siamo costretti a riorganizzarci per scongiurare questa scellerata ipotesi”. Come affermato in premessa, la richiesta del Comune è per un impianto di recupero di inerti. Si tratterebbe, dunque, non di rifiuti indifferenziati classici, derivanti dalla raccolta in città, bensì da scarti prodotti da grandi cantieri edili. Non a caso, inizialmente il sito tiburtino fu inserito nella lista fra i papabili per accogliere le macerie degli edifici distrutti ad Amatrice dopo il terremoto del 2017. Con il sito rimasto inattivo, non è chiaro il servizio cui i gestori privati pensino ora di destinare la loro cava.

I prossimi passaggi – Che si possa passare dagli “inerti” a una “nuova Malagrotta” in realtà è una congettura ad oggi più dettata dai timori del territorio che da azioni istituzionali concrete. Fonti tecniche della Regione Lazio, tuttavia, non escludono che l’eventuale autorizzazione possa agevolare – in un futuro e qualora se ne verifichino volontà e necessità – il cambio di destinazione. Ipotesi, tuttavia, non all’ordine del giorno, come ripetuto più volte dalla sindaca Virginia Raggi. In assenza di un assessore capitolino all’Ambiente – casella vacante da tre mesi, dopo le dimissioni burrascose di Pinuccia Montanariilfattoquotidiano.it ha provato a chiedere conto al presidente della Commissione capitolina Ambiente, Daniele Diaco, che, sorpreso dalla notizia, ha chiesto tempo per ulteriori approfondimenti con gli uffici. Fra le “grandi opere” che avrebbero bisogno di una discarica di servizio per gli inerti, ad oggi nella città di Roma c’è solo la costruzione della stazione Fs Pigneto. Alla conferenza dei servizi parteciperanno le direzioni regionali politiche Ambientali, Urbanistica, Agricoltura, l’Arpa Lazio, la Asl Roma 2 e il Ministero Beni e Attività Culturali. Agguerrito il Pd del Municipio VI: “Stiamo preparando tutte le azioni – afferma il consigliere dem Fabrizio Compagnone – per fermare questo scempio. Inizieremo col chiedere l’accesso generalizzato a tutti gli atti della Conferenza per dar modo di proporre le osservazioni e le opposizioni necessari,  sollecitando gli enti preposti a riproporre le argomentazioni negative che nelle ‘precedenti puntate’ erano già state espresse”.

Articolo Successivo

La video-denuncia di Sea Watch: “Una persona è annegata. Abbiamo chiesto aiuto ma non ha risposto nessuno”

next